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Luce: piccola guida introduttiva (parte 2)

Eccoci alla seconda parte del nostro articolo introduttivo sulla luce.

Molti di voi avranno sicuramente sentito parlare di LUCE MORBIDA e LUCE DURA, termini che abbiamo usato spesso nei nostri articoli (qui un esempio)e che troverete sempre più spesso quando si parla di illuminazione sia naturale che artificiale. Ma cosa significano esattamente queste definizioni?

Immaginate una giornata estiva con un bel sole intenso... come sono le ombre prodotte dagli oggetti? In questo caso la transizione tra zone di ombra e zone di luce sarà molto netta con le zone illuminate molto chiare e quelle in ombra molto scure. La maggior o minor profondità, cioè lunghezza delle ombre viene definita dall'altezza del sole sull'orizzonte. Più il sole si trova verso lo zenit, più le ombre saranno nette e concentrate vicine agli oggetti, mentre più il sole si abbassa verso il tramonto e più le ombre saranno lunghe e leggermente ammorbidite. Per quanto sappiamo che il sole è un elemento dalle dimensioni enormi, ben superiori a quelle del nostro pianeta, quando lo vediamo nel cielo, rappresenta una fonte di luce puntiforme (se ci pensate lo vediamo come un cerchietto luminoso nel cielo), che illumina i singoli elementi sulla terra. Questa si definisce LUCE DURA, cioè la luce intensa prodotta da un elemento luminoso puntiforme o comunque di dimensioni più piccole dell'oggetto illuminato.

Cosa succede se il sole, invece di splendere in una giornata estiva, viene coperto da un manto di nubi? Lo strato di nuvole diffonde la luce dei raggi solari come quando chiudiamo una tenda bianca di fronte ad una finestra. L'illuminazione non viene più da una sorgente puntiforme ma appunto da una grandissima tenda bianca. Cosa succede alle nostro ombre? In questo caso il passaggio tra luce e ombra si attenua fin quasi a scomparire e le ombre, se presenti, saranno appena accennate e sfumeranno morbidamente verso le zone illuminate. In questo caso si parla di LUCE MORBIDA.

Ovviamente questi sono esempi con la luce del sole, ma le regole sono le stesse anche con le luci artificiali. Se prendiamo una torcia e illuminiamo il viso di una persona, avremo un fascio di luce concentrata sul soggetto con ombre dure e scure alternate a zone chiare e fortemente illuminate. Ma se noi davanti alla torcia mettiamo un leggero telo bianco, il fascio si diffonderà e sia le ombre che le zone luminose saranno morbidamente attenuate.

Questo è il motivo per cui i flash, che siano piccoli speed light o grandi torce da studio vengono usati con i cosiddetti modificatori, ovvero una serie di elementi che posti di fronte alla piccola sorgente luminosa del flash diffondono la luce a seconda dell'effetto che si vuole ottenere.

Mescolare la durezza o morbidezza della luce con l'angolo di provenienza può radicalmente cambiare l'impatto emotivo di un medesimo soggetto. La stessa persona se fotografata con una luce dura e laterale trasmetterà un grande senso di drammaticità, mentre se la fonte luminosa è frontale e morbida, l'impatto sarà etereo e romantico.

Un altro elemento fondamentale per capire la luce è gestirne la temperatura colore.

Vi sarà sicuramente capitato di andare a comprare delle lampadine per casa e notare che sulla confezione, sono indicate le diciture luce calda o luce fredda e talvolta una serie di numeri seguiti dalla lettera K.

Parlare di luce calda o luce fredda on ha niente a che vedere con il fatto che la lampadina possa surriscaldarsi o rimanere fredda, ma indica il colore della luce.

Vi sarà sicuramente capitato di notare come la luce del giorno (parliamo sempre del nostro bel giorno di sole) durante le varie ore, cambi appunto colore. Durante il giorno è molto chiara e spesso anche nel gergo di tutti i giorni spesso diciamo che è luce bianca, mentre verso il tramonto la luce diventa dorata per poi diventare bluastra dopo che il sole è tramontato o poco prima di vederlo sorgere la mattina all'orizzonte.

Imparare a capire e definire questi “colori” della luce è estremamente importante quando impariamo a fotografare perchè il colore complessivo della nostra fonte di illuminazione può alterare il nostro scatto se non agiamo nel modo corretto.

Tornando alla lettera K della nostra etichetta della lampadina, questa si riferisce all'unità di misura che viene utilizzata per definire il colore della luce, ovvero ai cosiddetti gradi Kelvin. Più è basso il numero di gradi kelvin più la luce virerà verso il giallo e definita luce calda, invece, più sono alti e più la luce vira verso il blu e si definisce fredda. Mediamente l'occhio umano è in grado di percepire una scala che va dai 1700°K ai 12000°K e che possiamo riassumere in questo schemetto:

  • 1000°K-1700°K corrisponde alla luce emessa da una candela

  • 2000°K-3000°K corrisponde la luce di una lampadina a incandescenza, che emette una luce giallognola

  • 5000°K corrisponde la luce di molti flash

  • 5500°K-6000°K è la temperatura colore della luce del sole a mezzogiorno (i flash più performanti riescono a simulare questa tipologia di luce)

  • 7000°K è la luce in esterno in una giornata nuvolosa

  • 10000°K è la temperatura colore di un cielo blu intenso

Quando si scatta una fotografia, bisogna impostare la giusta temperatura colore per essere sicuri che gli oggetti bianchi, sotto una determinata fonte luminosa, siano davvero bianchi in moda da ottenere, quindi, un risultato neutro e bilanciato. Per fare questo, esistono diverse impostazioni che possono essere regolate sulla macchina (luce diurna, tungsteno, neon, nuvole, ecc), o affidarsi al bilanciamento automatico della luce, che, soprattutto sui moderni corpi macchina, garantisce ottimi risultati.

Un altro sistema, decisamente più professionale, per impostare il bilanciamento del bianco, è usare quello manuale, che si ottiene utilizzando o un color checker o fotografando un grigio medio e utilizzando lo scatto come riferimento per la temperatura colore di quel determinato ambiente (approfondiremo l'argomento in un prossimo articolo).

Anche in questo caso, è di fondamentale importanza ricordarsi di scattare in formato raw, in quanto, durante la fase di post-produzione, nel caso si sia sbagliato l'impostazione della temperatura, sarà comunque possibile recuperare quasi del tutto le informazioni sul colore della fonte di illuminazione e salvare lo scatto (cosa praticamente impossibile se si scatta in jpg).

Tornando all'importanza della suggestione emotiva che la luce produce quando colpisce un oggetto, è facile capire che non solo la provenienza e la durezza/morbidezza della luce contribuiscono all'emozione complessiva, ma anche la dominanza cromatica ha una sua fondamentale importanza.

Pensate ad uno scatto effettuato al tramonto, l'emozione sarà quella piacevole di un'atmosfera calda definita da un tempo rallentato che sa quasi di vacanza. Magari una bella foto realizzata sulla neve in un bel giorno di sole con il ghiaccio che riverbera di luce bluastra, mette subito energia trasmettendo un senso di dinamicità.

Senza luce non esiste fotografia, ma senza capire la luce non è possibile pensare di diventare dei bravi fotografi. Guardate sempre attentamente prima di scattare. I vostri occhi devono essere “avidi” di immagini: osservate la natura, il sole, le nuvole, osservate come intorno a voi si illuminano gli oggetti e come essi definiscono la propria tridimensionalità in un continuo gioco di luci e ombre. E poi scattate, sperimentate, giocate e divertitevi, perchè solo così otterrete grandi risultati.

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