Nei nostri ultimi articoli abbiamo affrontato il tema del funzionamento delle macchine fotografiche e i concetti basilari per ottenere buone foto. Oggi vogliamo continuare la nostra carrellata e parlare di una tecnica molto efficace per chi è interessato alla foto paesaggistica.
Uno dei problemi più comuni quando si scattano foto di paesaggio è la necessità di ottenere ogni elemento perfettamente a fuoco, sia in primo piano che verso l'orizzonte. La necessità di avere elementi in primo piano spesso serve per evitare l'ormai obsoleto stile “cartolina” ed ottenere scatti più interessanti e decisamente più moderni. Per ottenere questo risultato di estrema nitidezza dobbiamo imparare a conoscere quella che viene definita iperfocale.
Facciamo un piccolo passo indietro. Quando scattiamo possiamo decidere se volere tutto a fuoco (come in questo caso, cioè la foto paesaggistica) oppure, ad esempio nelle foto di ritratto, definire un elemento a fuoco in primo piano e sfocare tutto il contesto in modo da far concentrare l'occhio dello spettatore su ciò che vogliamo esaltare nell'inquadratura. Parliamo in questo caso di profondità di campo cioè la zona della scena che stiamo inquadrando che sarà perfettamente nitida, che dipende sia dalla tipologia di lente che stiamo usando che dall'apertura del diaframma. Per avere la massima profondità di campo si chiude il diaframma, mentre per averla minima, si apre.
Ora... mentre è più facile avere un elemento in primo piano a fuoco con lo sfondo sfocato aprendo completamente il diaframma, non è altrettanto facile il contrario, cioè tutta l'immagine a fuoco.
Questo perchè quando inquadriamo la scena, non possiamo sapere a priori quale sarà la profondità di campo con quella lente e quella apertura e anche mettendo un elemento a fuoco poi non si può essere certi che anche tutto il resto lo sia visto che poi valutare l'immagine scattata e ingrandita sul monitor della macchina non è la cosa più pratica del mondo.
Quindi, l'unico modo per ottenere il risultato sperato è ricorrere alla tecnica dell'iperfocale dove la messa a fuoco sarà rigorosamente manuale.
Partiamo dalla definizione: per iperfocale si intende la distanza di messa a fuoco che permette di ottenere la maggiore profondità di campo utile data dalla combinazione impiegata dalla lunghezza focale dell'obbiettivo e dall'apertura di diaframma.
Capire questo rapporto è di fondamentale importanza perchè ogni lente avrà la sua combinazione di abbinamento all'apertura di diaframma per ottenere questo risultato, che sarà quindi diverso da lente a lente.
Quindi, non bisognerà mettere a fuoco su un soggetto specifico, ma idealmente a una distanza teorica di quella combinazione lente/diaframma.
Per quanto riguarda le lenti grandangolari e super grandangolari (quelle che comprendono anche i fisheye per intenderci), la cosa si fa abbastanza semplice in quanto la profondità di campo di queste lenti è decisamente molto ampia a differenza dei teleobiettivi. Va anche detto che in caso di foto paesaggistiche, a meno di non avere delle necessità particolari di inquadratura, le lenti grandangolari sono consigliate proprio per la loro capacità di “vedere” una scena decisamente più ampia.
Per quanto riguarda il diaframma invece, come abbiamo detto poco sopra, per ottenere una profondità di campo più ampia dovremmo chiuderlo, aumentando quindi la naturale profondità di campo della lente che stiamo usando, ma facendo attenzione agli eventuali problemi derivati da difetti della lente.
Generalmente una lente da il meglio di se a chiusure intorno a f8-f11 e ci si può spingere fino a f16, ma salire di stop rischia di provocare deformazioni o cadute di qualità dell'immagine.
Quindi, ora che abbiamo teoricamente capito cosa è l'iperfocale, come si fa a calcolarla?
Qui si aprono due strade, una scientifica che si basa su calcoli matematici ben precisi e una empirica, che fondamentalmente si basa sull'esperienza.
Partiamo dalla prima. L'iperfocale, può essere calcolata tramite la seguente formula:
H=f2/(N*c)
dove H corrisponde alla distanza iperfocale calcolata, f indica lunghezza focale della lente, N indica l'apertura di diaframma e c indica il cosiddetto “circolo di confusione” il cui valore corrisponde a 0,016 se state utilizzando un sensore APSC oppure 0,026 se usate un full frame.
Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo di avere una macchina con un sensore APSC, di essere in montagna e scattare con un 20mm a f11, quello che otterremo sarà 20x20/(11*0,016)=2,272 mm cioè 2,2 metri circa dalla fotocamera che sarà la distanza per mettere a fuoco ed avere tutto nitido.
Esistono anche alcune App per il cellulare che possono aiutarvi a effettuare questo calcolo. Tra le migliori per Android segnaliamo:
HyperFocal Pro
DSLR Tools
DOF Calculator
Per sistemi Apple:
Set my Camera
Iperfocale
Come però è facile intuire, se con un'App o con una calcolatrice, è effettivamente facile calcolare la distanza, non lo è altrettanto capire come mettere a fuoco a quella determinata distanza. Un elemento che ci può venire in aiuto è la scala metrica che è riportata su molte ottiche (su molte ma non su tutte purtroppo) e in assenza di questa andrebbe valutata con altri mezzi, come un puntatore laser o banalmente con i passi.
L'altro sistema che potete usare per il calcolo della distanza iperfocale, non si basa sul calcolo matematico ma su un metodo empirico. Partendo dal presupposto che abbiamo chiaro il concetto di iperfocale, possiamo definire che il punto di messa a fuoco per avere tutti gli elementi della nostra inquadratura ben definiti si colloca in una sorta di “fascia di nitidezza” che si sviluppa in linea di massima per un terzo verso chi sta scattando e per due terzi oltre il punto di messa a fuoco (questo ipotizzando di usare aperture di diaframma intorno a f11). Questa sistema vi garantirà sicuramente di avere la parte frontale perfettamente a fuoco, ma in qualche caso lo sfondo potrebbe comunque presentare delle parti diciamo più “morbide”.
In alternativa potete decidere di posizionare la ghiera della messa a fuoco su infinito (se il vostro obbiettivo ha la scala metrica, il simbolo dell'infinito è un simbolo a forma di 8 messo in orizzontale, mentre in assenza di scala metrica potete cercare di mettere a fuoco il punto più lontano all'interno dell'inquadratura) e cominciare lentamente a modificare la messa a fuoco fin quando non vedete che lo sfondo comincia a sfocare. Ritornate leggermente indietro fin quando lo sfondo non torna nitido e scattate.
Come tutti i metodi empirici, anche questi sistemi hanno delle forti limitazioni che possono essere sopperite dall'esperienza e dalla conoscenza della vostra attrezzatura. Soprattutto quando si inizia a scattare foto di paesaggi, il consiglio migliore è quello di iniziare usando ottiche grandangolari che sono più facili da utilizzare dal punto di vista tecnico, ma che spesso tendono a restituire immagini a volte banali (e qui entra in gioco la capacità del fotografo di comporre l'inquadratura in modo creativo e artistico). L'uso dei tele negli scatti di paesaggio richiede qualche accortezza in più dal punto di vista tecnico ma permette di creare immagini decisamente mozzafiato.
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