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High key vs Low key (seconda parte)

Nell'articolo precedente, abbiamo parlato dell'effetto etereo che può essere conferito ad alcune immagini tramite la tecnica dell'High Key. La componente essenziale per la realizzazione di questa tipologia di immagini è la grande quantità di luce presente che restituisce allo spettatore un'immediata sensazione di purezza, di freschezza e positività.

Ma come possiamo fare invece, per creare un mood completamente diverso, che invece trasmetta magari introspezione o comunque un forte impatto emotivo? Utilizziamo la tecnica completamente opposta, dove l'elemento principale, quello che quindi caratterizzerà l'intera foto, non sarà più la luce bensì l'ombra. Le immagini Low Key, infatti, sono caratterizzate dalla presenza di una oscurità diffusa all'interno della quale il nostro soggetto sarà illuminato in maniera selettiva in modo da avere la sensazione quasi che emerga dall'ombra circostante.

Questa tecnica, deriva in maniera inequivocabile, dal concetto di “chiaroscuro” che per secoli, nell'ambito della ritrattistica pittorica, ha creato veri e propri capolavori, e che prevede la sapiente mescolanza di ombre e luci in grado di indirizzare lo sguardo dell'osservatore.

Questa capacità di creare tridimensionalità grazie al forte contrasto tra luci e ombre, rende questa tecnica particolarmente adatta al ritratto... ma non solo. La componente importante di ombra o comunque contesti particolarmente scuri, all'interno dei quali gli elementi spiccano grazie ad un'attenta illuminazione, fanno sì che tale tecnica possa essere usata anche per scatti di still-life di gioielli, orologi o vini perchè complessivamente conferiscono un tono lussuoso ai vari oggetti fotografati.

Come nel caso delle fotografie High Key, possiamo utilizzare per i nostri scatti Low Key, sia la luce naturale che quella artificiale con una serie di accorgimenti.

Prendiamo il caso in cui vogliamo realizzare un ritratto dal mood molto scuro, vicino ad una sorgente di luce naturale come ad esempio una finestra. La prima cosa di cui ci dobbiamo assicurare è che la quantità di luce che passa attraverso la finestra si davvero minima. Se la luce è molta e le pareti della stanza sono chiare, il rischio è che la luce possa rimbalzare su tutte le superfici, creando un effetto diffuso che è proprio quello che vogliamo evitare. In questo caso, assicuriamoci di usare degli elementi scuri, come tessuti, bandiere, pannelli scuri che impediscano alla luce di entrare “prepotentemente” all'interno della nostra inquadratura. In questo modo, sarà più facile controllare la quantità di raggi luminosi sul nostro soggetto. La cosa ideale sarebbe avere quasi una lama di luce che attraversa la stanza e posizionare il nostro soggetto all'interno di quella lama che ne illuminerà solo alcune parti, mentre altre saranno completamente buie.

E' possibile ottenere questa tipologia di scatto anche in esterna, anche se questo richiede un po' più di pratica. A differenza degli scatti Higk Key in cui la ricerca è quella della luce ampia e diffusa, in questo caso, sarà necessario cercare una luce più dura e bene direzionata. Un effetto potrebbe essere quello di una lama di luce contro un muro scuro, oppure la luce di mezzogiorno che filtra attraverso le foglie di un albero, creando delle macchie di luce e ombra molto bene definite, oppure la luce che si insinua in un vicolo o sulle scale di un palazzo.

Come abbiamo sottolineato nel precedente articolo, usare la luce naturale ha una serie di vantaggi, ma presenta non poche difficoltà di utilizzo. Quindi, anche in questo caso, la luce artificiale, può essere considerata la scelta migliore perchè ci permette un controllo totale sul risultato finale.

Per ottenere tale effetto, si usa generalmente una sola luce per controllare quali aree dell'immagine dovranno rimanere scure e prediligere ambienti che sono già di per se abbastanza scuri. Perfetto l'uso di fondali di colore nero o comunque posizionare il soggetto in luoghi poco luminosi in modo che la singola fonte di luce venga proiettata esclusivamente sul soggetto. Generalmente la disposizione ideale della fonte luminosa, non è frontale al soggetto ma posizionata tra i 35 e i 45 producendo quella che viene definita “luce Rembrandt” utilizzando, come modificatore, il beauty dish con la grigli montata, in modo da direzionare perfettamente la luce sul volto del soggetto.

 Se la foto viene realizzata in ambienti di piccole dimensioni privi di fondale scuro, uno dei fattori da tener bene presente, è che la luce del flash potrebbe riflettersi sulle pareti della stanza e rimbalzando, illuminare l'intero contesto, annullando l'effetto che vogliamo ottenere.

In questo caso, può venirci incontro la tecnica dell'High Speed Sync, che ci permette di bypassare la velocità di sincro del flash (che si aggira normalmente tra 1/125 sec e 1/250 sec a seconda dei modelli) utilizzando una velocità di otturatore molto rapida (tipo 1/8000 sec) che in aggiunta ad un'apertura di diaframma ridotta (tipo f/8) può garantirci l'illuminazione del soggetto che sarà avvolto dall'oscurità. Ovviamente questa regola vale soprattutto se il soggetto non è vicino ad altri elementi che poterebbero essere illuminati dal colpo del flash. Quindi vale la regola di allontanarlo il più possibile dalle pareti della stanza.

Un altro campo molto interessante per la sperimentazione della fotografia Low Key è quella della fotografia di food, perchè, per quanto possa risultare inusuale come tecnica, si possono ottenere effetti molto suggestivi.

In questo scatto, ad esempio, è stato usata una schermatura nera per oscurare gli elementi intorno al tavolo. Per quanto riguarda la luce, sul flash è stato montato un softbox modello strip con la griglia in modo da direzionare maggiormente la luce. Al momento dello scatto il soggetto, vestito di nero, è entrato nell'inquadratura posizionandosi di fronte al flash che ne ha illuminato solo la mano.

Sia la tecnica High Key che quella Low Key, possono dare delle grandissime soddisfazioni permettendovi di raccontare vere e proprie storie. Concludiamo il nostro articolo consigliandovi, come sempre di non smettere di sperimentare e provare e di trovare la vostra “illuminazione”, sia essa fisica che emotiva.

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