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Lunga esposizione: piccola guida

Quando parliamo di fotografia, e specialmente quando immaginiamo l'idea dello “scatto” fotografico, è molto probabile che ognuno di noi pensi immediatamente a qualcosa di particolarmente rapido, un'istantanea in grado di congelare in una frazione di un secondo, un ben determinato momento. Ma chi dice che questa “istantanea” debba necessariamente durare una frazione di secondo? La domanda è lecita perchè contrariamente all'idea comune che la fotografia sia solo questione di attimi, la produzione di immagini a lunga esposizione richiede tempi che possono andare da alcuni secondi a parecchi minuti. Come è facile immaginare, in uno scatto a lunga esposizione, ogni elemento in movimento, verrà rappresentato nel fotogramma tramite una scia, o una lunga sfocatura, e proprio questa particolare caratteristica, lo rende particolarmente adatto in situazioni in cui è necessario cogliere un movimento sfumato (come una cascata, una folla in movimento o le luci delle macchine di notte ...) per ottenere determinati effetti creativi. La lunga esposizione, inoltre, è particolarmente utile in tutti quei momenti in cui, per scarsità di luce, è necessario dover prolungare i tempi di esposizione per ottenere un'immagine nitida di quello che stiamo osservando.

Come abbiamo spiegato nel precedente articolo sul funzionamento dell'otturatore, il tempo corretto per realizzare una fotografia è determinato appunto, dal funzionamento dell'otturatore. Abbiamo visto che, se dobbiamo congelare un movimento veloce, come un animale che corre, o un giocatore di pallone, oppure un bimbo che gioca, abbiamo la necessità di fermare l'attimo in modo che il movimento del nostro soggetto sia il più nitido possibile. Per ottenere questo determinato effetto, abbiamo la necessità che la nostra superficie fotosensibile (sensore o pellicola), venga esposta alla luce per un tempo brevissimo, proprio per afferrare il movimento senza fastidiose sfocature. Sarà sicuramente capitato a molti di voi, quella fastidiosa sensazione di frustrazione nel vedere una foto “rovinata” perchè mossa o sfocata, effetto, causato proprio da un tempo di esposizione troppo lungo rispetto al movimento del soggetto che stavamo inquadrando. La tecnica della lunga esposizione enfatizza questo elemento di sfocatura per ottenere un ben definito effetto creativo, ottenendo ad esempio i bellissimi effetti di acque setose, star-trails e molti altri effetti.

Infatti, la superficie fotosensibile della nostra macchina (parliamo di sensore per questioni di comodità visto che la maggior parte dei fotografi scatta in digitale...) continuerà a “cogliere” il movimento del nostro soggetto per tutta la durata in cui rimarrà esposto, trasformando questo movimento in una scia continua. L'utilizzo di questa tecnica, permette di ottenere effetti davvero molto particolari, quasi onirici: le nuvole diventano strisce nebbiose, le onde si trasformano in forme sinuose, le luci delle auto in movimento durante la notte, diventano strisce luminose di colori accesi e brillanti, l'acqua di un torrente o di una cascate, assume la consistenza del latte. Viste queste caratteristiche, questa tecnica viene spesso usata per le fotografie di paesaggio, ma è anche usata, per esempio nella street photography, dove è possibile fotografare il movimento di persone che camminano, in contrasto con soggetti fermi, creando l'effetto di un elemento nitido avvolto da scie sfocate.

Come accennavamo prima, questa tecnica può essere utilizzata anche in tutte quelle situazioni statiche (quindi prive di movimento, come ad esempio la fotografia still life) in cui, a causa di una scarsa illuminazione, è necessario aumentare i tempi di esposizione in modo da abbassare gli ISO e avere un'esposizione corretta.

Ora che abbiamo capito cos'è questa tecnica, cerchiamo di capire come realizzarla.

Abbiamo appena detto che la macchina è in grado di “registrare” ogni movimento durante la fase di scatto, compreso il movimento della macchina stessa. Quindi per evitare che tutta l'inquadratura venga mossa, bisogna, come prima cosa, evitare che la macchina si muova. Questo implica che questi scatti non possano essere effettuati a mano libera, perchè anche il minimo movimento delle mani, rischia di rovinare tutto. Quindi, il primo elemento fondamentale è dotarsi di un cavalletto che sia abbastanza stabile ma allo stesso tempo leggero per evitare di doversi caricare pesi eccessivi durante le varie escursioni. Nel caso in cui decidiate di fare fotografie notturne, la macchina e il cavalletto sono l'attrezzatura necessaria per ottenere questo tipo di fotografia, ma le cose cambiano se decidete di scattare di giorno. Infatti, durante il giorno, la luce sarà molto molto intensa e anche chiudendo completamente il diaframma, se usate lunghe esposizioni, la quantità di luce può essere eccessiva e il rischio è di ottenere immagini troppo sovraesposte, se non addirittura bruciate.

In questo caso, quello che vi serve è un filtro ND, cioè un elemento da posizionare di fronte all'obbiettivo che ha lo scopo di filtrare la luce che lo attraversa e di conseguenza, ne diminuisce la quantità che arriva al sensore. In un precedente articolo che trovate quiabbiamo approfondito l'argomento descrivendo sia il funzionamento di questi filtri e quali sono le caratteristiche utili per la scelta e l'acquisto.

Dal punto di vista compositivo, la realizzazione di una buona foto prodotta con questa tecnica, necessita di un po' di studio dell'inquadratura. Prendetevi un po' di tempo per analizzare l'ambiente e capire come si muove intorno a voi. Ad esempio osservate il movimento delle nubi o delle onde, cercando, ad esempio di evitare situazioni con troppo vento poiché subentra il rischio di movimento involontario del cavalletto ma anche quello di foglie o delle chiome degli alberi che possono produrre un effetto indesiderato all'interno dell'inquadratura. Per quanto riguarda i tempi da utilizzare, ogni situazione richiede i propri, quindi l'unico modo per ottenere la foto, è sperimentare, partendo da due o tre secondi ed eventualmente aumentare i tempi. In linea di massima, per soggetti veloci come una cascata o le auto che si muovono, possono volerci davvero pochissimi secondi, mentre con soggetti più lenti come le nuvole, possono essere necessari anche 20 o 30 secondi. Un altro valido aiuto, durante la fase di scatto, può essere dato dall'utilizzo di un telecomando che effettui uno scatto remoto, in modo da evitare anche il movimento, quasi impercettibile, che può essere causato dal dito che preme sul pulsante di scatto.

Sempre parlando di tempi, quando si parla di fotografia astronomica, quella che serve a immortalare la via lattea o il movimento delle stelle, i tempi si allungano fino a raggiungere qualche ora di esposizione. La maggior parte delle macchine digitali, ha un tempo massimo di esposizione di 30 secondi, quindi per ottenere esposizioni più lunghe, bisogna attivare la funzione cosiddetta bulb che permette di tenere l'otturatore aperto fin quando non viene ripremuto il pulsante di scatto. In questo specifico caso, l'utilizzo di un telecomando è fondamentale in quanto il secondo movimento per chiudere l'otturatore, può creare un'oscillazione della macchina, rischiando di rovinare uno scatto che magari è durato più di un'ora.

Se siete alle prime armi con questa tecnica, il consiglio che possiamo darvi è quello di partire con esposizioni di pochi secondi per volta, in modo da poter valutare velocemente il risultato di scatto.

Analizzando l'immagine potete fare una serie di valutazioni:

  • non c'è abbastanza movimento sfocato. In questo caso aumentate il tempo di esposizione

  • l'immagine è troppo sovresposta. In questo caso potete abbassare gli ISO, o chiudere ancora di più il diaframma e se questo non bastasse, dovete aggiungere uno o più filtri ND. In alcuni casi è necessario riprogrammare lo scatto in situazioni di luce più bassa come alba o tramonto.

  • l'immagine è complessivamente mossa. Provate ad usare l'autoscatto o un telecomando per lo scatto remoto e assicuratevi che il vento non stia muovendo il cavalletto. Verificate di poter zavorrare il vostro tre piedi anche se il consiglio che vi diamo è di evitare di scattare con il vento in quanto è difficilissimo appesantire il cavalletto in modo che non venga mosso da una folata anche se in maniera impercettibile.

Come sempre chiudiamo il nostro articolo ricordandovi che la sperimentazione è l'unica maestra in grado di garantirvi gli scatti migliori. Non mollate se alla prima i risultati non sono quelli sperati. Questa tecnica, in particolar modo, richiede di provare e riprovare fin quando non trovate i settaggi giusti per ottenere quello che la vostra immaginazione vi suggerisce.

 

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