Nel precedente articolo, abbiamo parlato dell'importanza del colore a livello emozionale e come esso sia il componente principale che pilota tutta una serie di scelte che compiamo ogni giorno. Dimostrazione di ciò, è il fatto che il colore è diventato, a pieno titolo, l'elemento cardine attorno a cui si è sviluppato un ramo trasversale della neuroscienza comportamentale, e cioè il neuromarketing in grado di studiare la capacità di scelta da parte del consumatore in rapporto ai colori assegnati agli articoli dei diversi brand nei diversi settori merceologici.
E se il colore diventa fondamentale per scelte commerciali, oltre che per quelle legate all'ambito della moda, le medesime regole possono essere applicate sia al mondo del cinema che a quello della fotografia, che non potevano esimersi dall'utilizzare le medesime tecniche per ampliare il ventaglio emozionale degli spettatori. Sempre più spesso si sente parlare di color grading e in cosa consista il lavoro di un “colorista”.
La scelta dei colori di paesaggi, costumi, filtri di post produzione e non solo, è infatti tutt’altro che casuale, ma indirizzata al miglioramento della narrazione, che scena dopo scena accompagna lo spettatore. Il colore in un film può aiutare il regista a esprimere la tensione o la passione in una scena, o a indirizzare l’attenzione su un dettaglio significativo, o ancora a suggerire il mood dell’intera trama.
Prima di addentrarci nella classificazione degli schemi della cosiddetta “color harmony”, è opportuno fare un veloce cenno sulle caratteristiche “elementari” del colore, ognuna delle quali partecipa alla determinazione del colore stesso da parte dell'osservatore. In parole più semplici, ogni colore è identificato da tre componenti:
1 - TONALITA': La tonalità è l'attributo forse più semplice da comprendere. Essa infatti, rappresenta la qualità percettiva che ci fa attribuire un nome piuttosto che un altro al colore che stiamo vedendo. Rosso, verde, giallo, blu sono tutti nomi di tonalità. Da un punto di vista fisico il corrispettivo della tonalità è la lunghezza d'onda della radiazione luminosa: quanto più la luce che colpisce la retina è riducibile ad una banda ristretta di lunghezze d'onda, tanto più netta e precisa sarà per l'osservatore la possibilità di attribuire un nome al colore percepito.
2 – LUMINOSITA': La luminosità è l'ingrediente che specifica la quantità di bianco o di nero presente nel colore percepito. Più precisamente, indica la quantità totale di luce che una sorgente luminosa appare emettere o che una superficie appare riflettere
3 – SATURAZIONE: Intensità del colore, ovvero l’intensità di una specifica tonalità. Una tinta molto satura ha un colore vivido e squillante; al diminuire della saturazione, il colore diventa più debole e si avvicina al grigio neutro, fino a diventarlo in totale assenza di saturazione. Una immagine desaturata appare noiosa, meno colorata o slavata, ma può anche dare un’impressione più morbida.
Fatta questa premessa, possiamo dire che ricercare un'armonia dei colori, o Color Harmony, come l'abbiamo definita prima, è l'arte di combinare i colori in maniera così armoniosa da provocare, nell'osservatore, una sensazione di piacere.
La scelta cromatica viene fatta sulla base di alcune regole che da sempre gli artisti, più o meno consapevolmente, hanno usato nelle proprie opere per suscitare o descrive un determinato stato d'animo. Vediamole in dettaglio:
ANALOGICO ACCENTUATO O COLORI ADIACENTI ACCENTUATO: Questo schema è composto da tre colori adiacenti e l'aggiunta di un colore complementare al colore principale. Ne deriva quindi una composizione a quattro colori dove i primi tre sono simili (come nell'armonia analogica) con colore primario al centro, e il quarto è individuato come complementare del colore principale.
DISCORDANZA: si usa quando ci si discosta volontariamente dall' omogeneità cromatica della scena, inserendo un colore in forte contrasto che serve a far deviare l'attenzione dello spettatore su un determinato oggetto o persona.
Questa premessa, è servita per spiegare come, pur ignorando i fondamenti della teoria del colore o gli effetti psicologici che questa provochi a livello emotivo, tutti noi di fronte al grande schermo, siamo stati guidati dalle esperte mani dei coloristi e ci siamo appassionati, emozionati, intrististi, spaventati o divertiti e questo a volte indipendentemente dalla trama o dalle battute.
Va da sé che nell'ambito cinematografico gran parte del successo di una pellicola va attribuita proprio alla direzione della fotografia, da cui poi discende la nuova generazione di esperti del colore.
Se tutto ciò vale per i film, ovviamente le medesime regole possono essere applicate alla fotografia, arricchendo la composizione e il taglio delle nostre immagini, proprio con l'utilizzo di una palette che vada ad intervenire sulle luci e sulle ombre, per suscitare, in chi la osserva una ben determinata emozione.
A tal proposito, entrando più nello specifico nell'applicazione della color harmony in campo fotografico, segnaliamo due efficaci strumenti digitali in grado di aiutarci nella composizione di una palette personalizzata da realizzare sulla base delle regole appena elencate:
Oltre ad un apprendimento fondamentale delle tecniche che ci permettono di applicare tutta una serie di modifiche in post produzione, diventa indispensabile acquisire una cultura visiva, che parta dal magistrale utilizzo del colore dei grandi maestri della pittura per arrivare al sapiente utilizzo in digitale.
VIdeo created by Lilly Mtz-Seara
Copywriting Chiara Camera & Azzurra Piccardi
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