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Il fascino indiscreto delle ombre

Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio

Karl Jung

Penso che la cosa più bella del mondo sia l'ombra.

Sylvia Plath

 

Abbiamo più volte parlato di quanto la luce sia l'elemento fondamentale per realizzare una fotografia... il termine stesso “fotografia” significa disegnare con la luce.

Quindi saper gestire e conoscere correttamente la luce, come abbiamo sottolineato in alcuni articoli precedenti, ci consentirà di avere il pieno controllo della scena in modo da poter ottenere il risultato che ci siamo immaginati.

Ma quando parliamo di luce, spesso dimentichiamo che saper correttamente gestire questo elemento, significa anche conoscere il suo opposto, il suo esatto contrario e cioè l'assenza di luce: l'ombra.

La fotografia è fondamentalmente basata sul dualismo di questi due elementi, in un continuo rapporto di dare e avere, e se impariamo a esporre correttamente le luci, è altrettanto importante imparare a riconoscere e accettare le ombre come elemento fondamentale della composizione.

Soprattutto all'inizio del percorso che ci porta verso la conoscenza sempre più approfondita del mondo della fotografia, è abbastanza normale immaginare che la macchina funzioni più o meno come l'occhio umano o addirittura meglio, in grado di catturare quell'immagine che ha colpito la propria immaginazione imprimendola proprio come l'abbiamo vista.

Ma la verità è ben diversa. Vi sarà probabilmente capitato di vedere un bellissimo paesaggio e di riuscire a percepire visivamente tutti i toni e i passaggi di luce, dal chiaro delle nuvole alle zone di ombra più profonde e di volerli catturare esattamente come li percepisce il vostro occhio. E rimanere profondamente delusi nel verificare che, al momento in cui l'immagine viene scaricata sul vostro computer, essa è “piena” di ombre all'interno delle quali non è possibile quasi percepire nessuno di quei dettagli che, nella vostra memoria, erano invece, così ben distinguibili.

L'atteggiamento più normale, in questi casi, nel momento in cui ci si rende conto che nessuna macchina è in grado di lavorare come l'occhio umano, è quello di scattare con diverse esposizioni, nel tentativo meticoloso di ricreare ogni dettaglio percepibile dal proprio occhio, ritenendo che la presenza di ombre nell'immagine sia quasi un difetto, una sorta di fallimento dell'operato del fotografo.

Ma questa meticolosa ricerca, questo voler in tutti modi riprodurre ogni singolo dettaglio percepibile dal vostro occhio, può rischiare di ottenere un risultato radicalmente diverso da quello immaginato, alterando in maniera profonda l'intera composizione, senza parlare del rischio di artefatti che si possono presentare in maniera vistosa, conferendo all'intero file un aspetto irreale.

Il segreto, quindi, è quello di non lasciarsi spaventare dalle ombre, ma di “farsele amiche” in modo da poterle addirittura utilizzare come elemento creativo.

Per avere un'idea più precisa di quello che stiamo dicendo, diamo un'occhiata all'immagine seguente.

 

Immaginiamo che questa linea che vediamo sia la capacità del nostro occhio di percepire tutto il range di luminosità che va dalla luce più intensa all'ombra più scura.

Se adesso guardiamo la prossima immagine, è facile capire come la capacità media di una macchina DLSR di percepire il range di luminosità, sia decisamente più limitato a quello dell'occhio umano.

 

Guardando attentamente lo schema, è facile intuire che tutto quello che è al di fuori della capacità della nostra macchina è un dato perso... quindi la scelta che bisognerà fare nel momento dello scatto è sacrificare dettaglio nelle alte luci o nelle ombre

L'esempio della prossima immagine spiega meglio il concetto... se decidiamo di esporre correttamente i dettagli nelle ombre tutte le informazioni che sono al di fuori del range della macchina fotografica verso le alte luci, saranno perse. La medesima cosa succederà se invece, decidiamo di esporre correttamente sulle alte luci... i dettagli delle ombre andranno persi.

Proprio quest'ultimo caso è quello a cui ci vogliamo riferire quando parliamo dell'utilizzo creativo delle ombre. Esponendo correttamente sulle alte luci, andremo a creare delle zone di ombra che possiamo utilizzare per dare enfasi e pathos alla nostra immagine. Per capire meglio il concetto, ci viene in aiuto il cinema e l'utilizzo del rapporto luci e ombre dove queste ultime diventano protagoniste dell'immagine stessa.

Analizzando queste immagini del famosissimo film di 077 Skyfall la cui direzione della fotografia è affidata al britannico Roger Deakins, è facile vedere come la corretta esposizione sulle luci, ha creato delle zone d'ombra, addirittura delle silhouette, che conferiscono una incredibile profondità all'immagine.

 

Per rimanere in tema, un altro meraviglioso esempio del rapporto tra luci e ombre nella filmografia di Deakins è il film Blade Runner 20249 per cui ha vinto addirittura l'Oscar per la migliore fotografia.

Anche in questo caso, la corretta esposizione sulle alte luci ha permesso di trasformare le zone d'ombra in elementi fondamentali per il peso dell'intera inquadratura.

Anche questo frame, del film Sicario, la cui fotografia è sempre affidata a Deakins, è davvero affascinante vedere come il tramonto, correttamente esposto, ha creato queste incredibili silhouette dei soldati.

Riguardando tutte queste scene, ritenete forse che la mancanza di dettagli nelle ombre abbia levato qualcosa all'immagine? Sicuramente no, anzi, le ombre e le silhouette si sono trasformate in elementi descrittivi tanto quanto quelli correttamente delineati dalla luce che li colpisce.

Se qualcuno avesse da obiettare che gli esempi sopracitati sono cinematografici e non applicabili alla fotografia, va detto che questi sono solo esempi per capire la teoria del rapporto tra luci e ombre... se vogliamo parlare di fotografi che hanno abbracciato la medesima filosofia, ecco alcuni esempi di ulteriore ispirazione.

Nella prossima sequenza, vi mostriamo una serie di immagini del celebre fotografo Ray Metzker, famoso proprio per le sue ardite inquadrature e per i sui audaci paesaggi urbani disegnati dai forti contrasti, in bianco e nero, tra luce e ombra.

 

Questo è un esempio eccezionale per chi, appassionato di street photography, ha il dubbio di fotografare o meno le persone e dimostra come il rapporto tra luce e ombra può creare delle dinamiche grafiche incredibili anche solo utilizzando gli elementi architettonici.

Un ulteriore esempio sono le immagini del fotografo australiano Trent Parke, che dimostrano ancora una volta che le ombre, le parti scure dell'inquadratura non rappresentano un “fallimento” ma possono essere usate in modo incredibilmente creativo anche solo per conferire un aspetto drammatico all'intera scena... possono essere usate proprio per raccontare una storia.

 

Molti fotografi ritengono che sono le ombre a creare le immagini. Le ombre scolpiscono la luce, ne conferiscono i limiti, la imbrigliano e la costringono nel proprio posto. Le ombre possono nascondere elementi, possono costringere lo spettatore a guardare dove decidete voi. Le ombre non vanno considerate come elementi ostili, e la limitazione tecnica della attuali macchine fotografiche, non dovrebbe essere un elemento di disturbo, ma dovrebbe, invece, rappresentare un modo per diventare maggiormente creativi e diventare capaci di raccontare storie sempre migliori.

 

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