Fotografare cibo è come cucinarlo: può sembrare semplice, ma farlo davvero bene richiede tecnica, sensibilità, e un pizzico di genialità. La verità? Anche i fotografi più esperti inciampano negli stessi errori. Qui sotto ti spieghiamo, uno per uno, i sette problemi più frequenti nella fotografia di food e, soprattutto, come evitarli con metodo.
Problema: Luce piatta, troppo dura o mal direzionata. Le foto sembrano “morte”, senza atmosfera né profondità.
Perché succede: La maggior parte dei fotografi si affida alla luce disponibile senza sapere davvero cosa sta facendo quella luce. Risultato? Cibo slavato, ombre che sporcano l'immagine, punti di luce sbagliati e conseguentemente prodotto non è valorizzato.
Cosa fare per risolvere questa situazione:
Scegli una sola direzione di luce (meglio laterale o leggermente posteriore) per creare tridimensionalità e atmosfera.
Diffondi la luce naturale con tende bianche o pannelli diffusori.
Se usi luce artificiale, lavora con i giusti modificatori di luce per ottenere il mood che hai stabilito, e attenzione alla temperatura colore. Soprattutto se lavori con luce mista (ambiente e flash o ambiente e led)
Mai luce frontale sul prodotto: appiattisce il piatto e lo rende meno invitante.
📌 Un buon set ha sempre almeno un pannello riflettente per bilanciare le ombre.
Problema: Le insalate sembrano grigie, il pollo è verdognolo, il cioccolato ha riflessi blu. In pratica: il cibo non ha un colore fedele e non è affatto invitante.
Perché accade: Il bilanciamento del bianco automatico, soprattutto in presenza di luce mista, è uno dei principali responsabili di risultati deludenti. Quando ci sono più fonti luminose con temperature colore diverse – ad esempio luce naturale accoppiata a un LED o a un flash con gelatina – la fotocamera semplicemente… va in confusione. Cerca di fare il meglio che può, ma nella maggior parte dei casi prende una cantonata.
Questo effetto è ancora più evidente quando si utilizzano gelatine correttive o creative, che alterano volutamente il colore della luce. Ma attenzione: il problema non si limita alla luce mista. C’è un altro caso molto comune che spesso non viene considerato: quando tutta la scena è dominata da un solo colore.
Immagina di scattare uno still life di food ambientato in un set completamente verde smeraldo – sfondo, props, magari anche parte del piatto. Ecco, in una situazione del genere la fotocamera, vedendo tutta quella dominante verde, penserà che ci sia un errore nella temperatura colore e tenterà di “correggerlo” da sola. Risultato? Aggiunge magenta per neutralizzare il verde… e finisce per rovinare il mood originale dello scatto.
Soluzioni per evitare il problema:
Cerca di calibrare bene la temperatura colore della scena utilizzando l'impostazione manuale della tua fotocamera. Se non conosci il bilanciamento del bianco e come calibrarlo ho una trilogia di video in cui spiego tutto. Di seguito i link: Video 1: Bilanciamento colore e il sistema Kelvin - PRIMA PARTE, video 2: Bilanciamento colore e il sistema Kelvin - SECONDA PARTE, video 3: Bilanciamento del bianco personalizzato - TERZA PARTE
Lavora con un cartoncino grigio medio per avere un punto di riferimento neutro, questo può essere utilizzato sia in fase di ripresa per creare un bilanciamento del bianco personalizzato o in post produzione per correggere il bianco in seguito.
Scatta in RAW, sempre. Questo perché in caso di errori sarai in grado di correggere il bilanciamento senza degradare la qualità della fotografia.
Un cibo dall’aspetto realistico e invitante parte sempre da un colore corretto.
Problema: Il piatto è buono ma non si capisce. Ingredienti mal disposti, dettagli confusi, impiattamento povero. Zero storytelling.
Perché succede: Molti fotografi sottovalutano l'importanza del food styling. Ma il piatto, nella foto, non è solo cibo. È protagonista.
Best Practice:
Pensa prima a cosa vuoi comunicare: comfort? freschezza? eleganza?
Se sei tu che ti occupi dello styling, usa ingredienti freschissimi e curati nei minimi dettagli (foglie senza imperfezioni, salse lucide, tagli netti).
Collabora con un food stylist, uno chef o una persona che sa lavorare e presentare il cibo, se possibile, oppure impara le basi dell'impiattamento: pinzette, pennelli, oli per rendere lucido il cibo e trucchi di questo genere.
Componi la scena come se fosse un set cinematografico: ogni elemento deve avere un motivo per essere lì. Il food styling non è decorazione, è storytelling.
Problema: Foto disordinate, angoli sbagliati, troppi elementi o troppo pochi. L'occhio dell'osservatore non sa dove guardare.
Perché succede: Si scatta "a istinto", senza pianificare. Ma l’istinto va allenato, altrimenti produce confusione. Oppure organizzato e pianificato, attraverso una ricerca ed elaborazione creativa in fase di pre produzione.
Come evitare questo errore:
Applica le regole della composizione, come ad esempio regola dei terzi: il piatto principale non deve essere centrato per forza.
Usa linee guida (posate, tovaglioli, taglieri) per accompagnare l’occhio verso il cibo.
Cambia angolo di ripresa in base al soggetto e ciò che vuoi comunicare:
90° è una scelta ideale quando si vuole ottenere un’estetica pulita, minimale, quasi grafica. È perfetta per piatti piatti—come insalate, poke bowl, colazioni su vassoi o dolci decorati in superficie—dove tutti gli elementi sono disposti orizzontalmente. Questo punto di vista annulla la profondità ma esalta l’ordine, la composizione e i dettagli, ed è spesso associato a uno stile elegante, editoriale, quasi “luxury”.
45° per piatti con altezza e profondità. Come ad esempio un piatto di pasta, una lasagna ben stratificata o una colazione abbondante con più elementi sovrapposti. Questo tipo di inquadratura restituisce un punto di vista molto naturale, simile a quello che avremmo se fossimo seduti a tavola, pronti per mangiare. Ed è proprio questo che comunica allo spettatore: realismo, familiarità, connessione diretta con il piatto.
Lo scatto a 0°, cioè all’altezza del piatto, funziona alla grande quando vuoi valorizzare la verticalità della composizione. È l’inquadratura perfetta per burger stratificati, cocktail con guarnizioni particolari, oppure dessert a più piani. Questo angolo restituisce presenza, volume, struttura. Dà al cibo una sorta di “importanza scenica” e lo fa sembrare quasi monumentale. È un punto di vista più immersivo e teatrale, ideale per creare impatto visivo.Lascia spazio negativo: non tutto deve essere pieno.
Problema: Ogni foto sembra scattata da un fotografo diverso. Niente stile riconoscibile.
Perché succede: Si rincorrono le tendenze del momento senza costruire una propria identità visiva.
Ecco cosa fare:
Scegli una palette colori coerente (neutra, calda, pastello, ecc.).
Definisci un tuo approccio alla luce (morbida, contrastata, drammatica, naturale).
Cura la post-produzione in modo uniforme.
Costruisci moodboard prima degli shooting per restare fedele allo stile scelto e soprattutto, al messaggio che si intende comunicare.
Se il tuo portfolio è coerente, il cliente capisce chi sei in 3 secondi, e se gli piace quello che vede ti contatterà sicuramente per ingaggiarti!
Problema: Foto ultra-sature, texture perse, colori innaturali. Cibo che sembra plastica.
Perché succede: Si prova a compensare errori di scatto in post. Si esagera con clarity, vibrance, filtri.
Best Practice:
Lavora bene in fase di scatto: cerca di ottenere il 90 /80% in fase di scatto, la post deve essere solo rifinitura.
Esalta i colori, non li trasformare.
Mantieni texture e dettaglio, soprattutto in piatti croccanti o cremosi.
Usa ritocchi localizzati, non azioni drastiche su tutta l’immagine. Questo aiuta a mantenere la naturalezza del prodotto, aspetto molto richiesto nel mercato nel 2025
Problema: Il cliente voleva storytelling, tu hai fatto uno still life anonimo. Il risultato non lo soddisfa e nemmeno te.
Perché succede: Comunicazione debole. Mancanza di un brief chiaro. Scatti alla cieca.
Come evitare questo problema:
Chiedi dove verranno usate le foto: web? stampa? social?
Definisci insieme tono e messaggio visivo: rustico, elegante, moderno, tradizionale, lussuoso?
Crea e condividi un moodboard prima del set e fatteli approvare. Un brief chiaro ti fa risparmiare ore e ti fa soddisfare i clienti senza troppo sforzo, perché viene dichiarato prima ciò che verrà fatto in fase di scatto e quale sarà il risultato.
Fai approvare anche le foto test o provini durante lo shooting.
Se ti sei ritrovato in uno di questi errori, sappi che non sei solo. Ma sappi anche che esistono strumenti e corsi concreti per aiutarti a superare ogni blocco e fare il salto di qualità.
Per questo ti consigliamo di dare un occhio al video corso Foodgraphia – il video corso di fotografia di food creato da Nedo Baglioni per Imagery Academy: un percorso super pratico con esempi reali, set professionali, tecnica, composizione, styling e post-produzione.
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