La Festa della Mamma è uno dei momenti più dolci e intimi dell’anno. È un’occasione in cui ogni abbraccio, ogni sorriso e ogni sguardo raccontano una storia d’amore unica. E cosa c’è di più bello che fermare nel tempo questi momenti con delle fotografie fatte col cuore?
Che tu voglia regalare un ricordo speciale a tua madre, fotografare le tue clienti in uno shooting “Mommy & Me”, o semplicemente approfittare di questo periodo per iniziare a esplorare il mondo del ritratto... sei nel posto giusto. In questo articolo ti guiderò passo passo con consigli semplici, concreti e accessibili a tutti – sia che tu abbia appena acquistato la tua prima fotocamera, sia che tu voglia fare un salto di qualità.
Preparati a scoprire le basi tecniche, la luce giusta, la lente perfetta e come mettere a proprio agio chiunque davanti all’obiettivo. Perché ogni mamma merita un ritratto che racconti la sua bellezza vera.
La fotografia di ritratto è molto più di uno scatto a una persona. È l’arte di catturare l’anima attraverso la luce, la composizione, l’espressione. Ma come si comincia? Se sei all’inizio del tuo percorso fotografico o vuoi semplicemente migliorare i tuoi ritratti, sei nel posto giusto.
Quando inizi a scattare ritratti, potresti sentirti sopraffatto dalle mille impostazioni della fotocamera. Ma non ti preoccupare: imparare a usarla davvero non è così complicato come sembra. Una volta compresi i concetti base, diventeranno il tuo linguaggio naturale.
Scatta sempre in formato RAW, se la tua fotocamera lo consente. Questo ti permetterà di avere un file "grezzo", con molte più informazioni rispetto al JPEG. È come avere una pellicola che puoi sviluppare a tuo piacere. Certo, bisognerà imparare poi come a post produrre questo genere di file per poterlo sviluppare, ma anche questo non è poi così difficile. Il formato RAW ti permette di regolare esposizione, contransto, colori e dettagli senza perdere qualità, un enorme vantaggio soprattutto quando si è agli inizi, quando gli errori sono normali e fanno parte dell'apprendimento. Tuttavia, il mio suggerimento è sempre quello di cercare di commettere meno errori possibili in fase di ripresa e ottenere 80-90% dell'immagine finale che si intende realizzare.
La fotocamera ha diverse modalità, quella sulla quale mi vorrei focalizzare è quella manuale, che fornisce il maggior grado di controllo. Usare la fotocamera in modalità manuale (M) ti spaventa? È comprensibile, ma ti assicuro che è il primo passo per sentirti davvero padrone del mezzo. In modalità manuale, sei tu a decidere:
Apertura del diaframma (f/stop)
Tempo di scatto (shutter speed)
ISO
Vediamoli uno per uno per fare chiarezza e capire come utilizzarli:
Immagina il diaframma come la pupilla della tua macchina fotografica: si apre e si chiude per regolare quanta luce entra. Il valore f/ (detto f-stop) è il numero che indica quanto è aperto o chiuso questo “buco”:
F-STOP | Apertura | Effetto principale |
---|---|---|
f/1.4 | Molto ampia | Tanto sfocato, fa entrare nel sensore o pellicola molta luce |
f/2.8 | Ampia | Bokeh morbido, soggetto isolato dallo sfondo |
f/5.6 | Media | Equilibrio tra soggetto e sfondo |
f/11 | Piuttosto chiusa | Primo piano, secondo piano e sfondo abbastanza a fuoco |
La tabella che ti ho scritto sopra è valida come guida generale, ma la resa dell'apertura (f-stop) cambia visivamente in base alla lunghezza focale dell'obiettivo. Ed è assolutamente vero che:
f/2.8 su un 35mm ha una resa visiva diversa da un f/2.8 su un 135mm.
Che ci sono aspetti che non cambiano e aspetti che cambiano in relazione f-stop/lunghezza focale. Sicuramene non cambia:
L’esposizione: f/2.8 lascia sempre passare la stessa quantità di luce su qualsiasi focale. Può capitare che una lente faccia passare più luce di un'altra, nel senso che paragonando due obiettivi sembrano far passare una quantità di luce diversa, ma in questi casi è questione di qualità della lente (del materiale con cui è costruito) e della sua età. Perché con il tempo tendono a opacizzarsi e semplicemente a sporcarsi per cui fanno passare leggermente meno luce o hanno una resa più opaca (meno contrastata), ma queste sono altre considerazioni. Torniamo alla nostra apertura: l'apertura del diaframma è una misura matematica, per questo a parità di numero f-stop in obiettivi diversi, l'apertura di diaframma fa passare la stessa quantità di luce:
Immagina che un obiettivo sia come un tubo con un buco al centro. Quel buco si chiama diaframma, ed è quello che lascia passare la luce per fare la foto. Ora, pensa a due tubi:
Uno è corto (come un obiettivo 50mm).
L'altro è lungo (come un obiettivo 200mm).
Se vuoi far passare la stessa quantità di luce in entrambi, ma il tubo è più lungo, hai bisogno di un buco più grande per far arrivare abbastanza luce fino in fondo.
Per questo il numero del diaframma è una formula, non un buco fisso:
Quindi:
Su un obiettivo da 50mm, il buco per f/2.8 è: 50 ÷ 2.8 ≈ 18mm
Su un obiettivo da 200mm, per avere f/2.8: 200 ÷ 2.8 ≈ 71mm
👉Pertanto serve un diametro dell'obiettivo molto più grande!
Anche se come abbiamo visto 50mm e 200mm alla stessa apertura fanno entrare la stessa quantità di luce, nel 200mm il diametro fisico è molto più grande sul 200mm, da ciò ne deriva che l’immagine sfocata (il bokeh) è più forte perché l’obiettivo è più lungo e il diametro è più grande.
f/2.8 è sempre f/2.8 per la luce.
Ma non è uguale per quanto sfoca, perché: la focale è diversa e di conseguenza il diametro ha una grandezza diversa.
Da ciò ne deriva che:
in un ottica più lunga (200mm) si ha una profondità di campo (DOF, Depth of Field) minore. In altre parole, a lunghezze focali più lunghe, la DOF, ovvero la parte a fuoco dell'immagine è più sottile allo stesso f-stop, se paragonato a una lente più corta come un 50mm.
Esempio: un f/2.8 su 200mm ha molta più sfocatura avanti e dietro al soggetto, rispetto a f/2.8 su 50mm, a parità di distanza soggetto-fotocamera. Eh sì, perché anche la distanza influisce sulla profondità di campo. Ma non mettimano troppa carne al fuoco. Ci occuperemo di questo aspetto in un altro articolo. Rimaniamo sulle basi.
I teleobiettivi “schiacciano i piani”, per cui un 200mm ha una maggiore compressione prospettica, rispetto a un 50mm. La compressione prospettica è un effetto ottico che accade quando usi un obiettivo con una lunghezza focale lunga (come un 85mm, 135mm o 200mm). Sembra che gli oggetti siano più vicini tra loro di quanto siano in realtà.
Immagina questo:
Se guardi un amico vicino a te, e dietro c'è una montagna molto lontana:
Con un obiettivo grandangolare (es. 24mm): il tuo amico sembra piccolo e la montagna sembra molto lontana.
Con un teleobiettivo (es. 135mm): il tuo amico sembra più grande e la montagna sembra molto più vicina a lui, anche se non lo è.
Questo è l’effetto di compressione della prospettiva:
Gli sfondi sembrano più vicini e più grandi dietro al soggetto. Pertanto un 200mm potrebbe essere una buona scelta quando si ha uno sfondo dietro al soggetto non tanto grande, ciò permette così di ampliarlo e farlo sembrare più grande rispetto al soggetto.
Perché succede?
Non è una magia dell'obiettivo, ma un trucco ottico dovuto al fatto che con un teleobiettivo tu stai più lontano dal soggetto e lo "zoomi" per farlo riempire il fotogramma. Questo cambia il rapporto tra la distanza del soggetto e quella dello sfondo, schiacciando tutto in apparenza.
✨ Nel ritratto, perché è utile?
Rende il viso più armonioso: non deforma, niente nasi troppo grandi come succede con i grandangoli.
Fa sembrare lo sfondo più vicino e presente sebbene se ne veda una porzione minore, creando un look più elegante e compresso.
È perfetto per sfocature morbide e sfondi sognanti.
Invece gli obiettivi grandangolaritendono a rendere tutto più nitido, anche con aperture ampie. Hanno infatti una profondità di campo maggiore e hanno un effetto opposto ad una lente zoom sullo sfondo, rendendolo più piccolo e più lontano. Un obiettivo grandangolare infatti allarga la scena. E per far riempire il fotogramma col soggetto, devi avvicinarti molto. Questo fa due cose:
Gli oggetti vicini alla fotocamera sembrano molto più grandi.
Gli oggetti lontani, come lo sfondo, sembrano molto più piccoli e lontani di quanto sono in realtà. Pertanto possiamo affermare che esagera le distanze.
Per fare un esempio:
Se fotografi una persona con un 24mm e c’è una montagna dietro:
La persona (vicinissima alla fotocamera) sembrerà enorme.
La montagna (lontana) sembrerà minuscola e lontanissima.
Perché succede questo?
Perché il grandangolo ha un angolo di campo molto ampio. Quando ti avvicini per riempire il fotogramma col soggetto:
Il soggetto si deforma un po’ (viso allungato, naso grande, gambe lunghe).
Lo sfondo viene “tirato via” visivamente, perché è tanto più lontano.
Questo effetto si chiama spesso anche dilatazione prospettica, il contrario della compressione prospettica dei teleobiettivi.
Perché può essere un problema nei ritratti?
Deforma i tratti del viso (es. nasi grandi, fronte sporgente).
Rende il soggetto sproporzionato se troppo vicino (es. mani enormi se tese verso la camera).
Lo sfondo appare poco significativo o troppo distante.
Quando può essere utile invece?
In fotografia ambientata creativa.
Per esagerare la prospettiva in modo stilistico o creativo.
Nei reportage, fotografia d'interni o in fotografia d’architettura dove vuoi mostrare tanto spazio.
Nel grandangolo l'aspetto del bokeh è diverso, e son è solo questione di quanta sfocatura c’è nella scena, ma di come appare. Gli obiettivi lunghi (tipo 135mm f/2) danno bokeh più "burroso" e definito, mentre i grandangoli hanno una sfocatura più limitata, perché la profondità di campo è naturalmente più ampia. Da ciò ne deriva che il bokeh spesso risulta meno cremoso e meno elegante, con cerchi non perfettamente lisci e sfumature meno morbide.
Tutto questo spiegozzo per farti capire del perché la tabella sopra è indicativa e generica e come cambia la resa delle varie ottiche a parità di aperture di diaframma. Ecco un recap degli elementi dei quali l' f-stop non tiene di conto e che fanno cambiare la resa dell'immagine a seconda della lunghezza focale:
la distanza dal soggetto
l’angolo di campo della lente
la prospettiva (compressione)
la dimensione del sensore (che influenza anche la Profondità di Campo reale)
Quindi sì, il valore numerico è lo stesso, ma la resa cambia in base al tipo di obiettivo utilizzato.
Nel ritratto, il controllo dell’apertura fa la differenza tra uno scatto banale e uno che cattura davvero l’attenzione.
Quando usare aperture ampie (f/1.4 – f/2.8):
Per isolare il soggetto dallo sfondo, specialmente in ambienti urbani o caotici.
Per ottenere un look "cinematografico", con sfocature cremose e morbide.
Ottimo per beauty e fashion dove gli occhi devono essere il fuoco visivo.
🎓 Consiglio da pro: In un ritratto, gli occhi devono essere nitidi. Usa la messa a fuoco manuale solo se sei esperto. In alternativa, imposta l’autofocus in modalità punto singolo e posizionalo sull’occhio più vicino all’obiettivo. Se fotografi con apertura molto ampia (es. f/1.8), la messa a fuoco deve essere ancora più precisa perché la profondità di campo è molto ridotta.
Quando usare aperture intermedie (f/4 – f/5.6):
Quando vuoi avere tutto il viso nitido, specialmente se il soggetto è leggermente ruotato o di profilo.
Ottimo in studio, con luci controllate, per mantenere nitidezza e dettaglio su pelle e capelli.
Quando usare aperture strette (f/8 – f/11):
Raramente nel ritratto creativo, ma utile in fotografia ambientata, se vuoi che il soggetto e lo sfondo (es. paesaggio) siano entrambi leggibili. Molto più utilizzato in fotografia di bellezza perché aiuta a creare una fotografia più croccante e avere una maggiore profondità di campo.
Errori comuni da evitare
Non compensare l’esposizione: diaframmi più chiusi richiedono ISO più alti o tempi più lunghi, una corretta esposizione è fondamentale per una buona fotografia.
Pensare che f/1.4 è sempre meglio: a volte f/2.8 è perfetto per bilanciare bokeh e nitidezza, su un ritratto di primo piano/mezzo busto.
Nella fotografia di ritratto, il diaframma è uno strumento narrativo: scegli la tua apertura non solo per la luce, ma per raccontare qualcosa sul soggetto. Una modella in uno sfondo urbano caotico può emergere prepotentemente con f/1.8. Un ritratto ambientato con un musicista nel suo studio può invece brillare a f/5.6, mostrando contesto e carattere.
La scelta della lente giusta: questione di prospettiva
Non tutte le lenti sono uguali, e in ritrattistica la scelta della lente fa davvero la differenza:
50mm (f/1.8 o f/1.4): La lente "nifty fifty" (termine che si riferisce all'obiettivo a focale fissa da 50 mm, noto per essere conveniente, facile da usare e in grado di produrre immagini meravigliose) è perfetta per iniziare. Economica, luminosa e versatile, simula la prospettiva naturale dell’occhio umano.
85mm (f/1.8 o f/1.4): Considerata la regina del ritratto, questa lente crea sfocati morbidi e una compressione ottica che snellisce il viso. Ideale per primi piani e mezzibusti.
35mm (f/1.4 o f/1.8): Ottima per ritratti ambientati. Mantiene un buon equilibrio tra soggetto e contesto, ma attenzione alla distorsione se ti avvicini troppo.
Zoom come 24-70mm, 24-105mm o 70-200mm: Più flessibili, ma spesso più costosi. Ottimi se vuoi variare l’inquadratura velocemente o lavorare a distanza.
Scegli in base allo spazio a disposizione, allo stile che vuoi ottenere e, naturalmente, al budget. Inizia con una lente fissa luminosa (50mm o 85mm) e costruisci da lì. Se vuoi maggiori informazioni su come scegliere l'obiettivo migliore per il ritratto, leggi questo nostro articolo che approfondisce l'argomento.
Il tempo di scatto (o tempo di esposizione) è il tempo durante il quale l’otturatore della fotocamera rimane aperto per far entrare la luce e “impressionare” il sensore.
A cosa serve il tempo di scatto?
Serve a controllare la quantità di luce che entra nella fotocamera e a decidere se congelare o evidenziare il movimento. È uno dei tre pilastri del triangolo dell’esposizione, insieme a ISO e apertura del diaframma.
- Un tempo di scatto breve congela il movimento del soggetto.
- Un tempo di scatto lungo lo rende visibile come scia o sfocatura.
Come si usa nel ritratto?
Nel ritratto, il tempo di scatto è importante sia per la nitidezza dell’immagine, sia per dare un certo mood allo scatto.
1/125 – 1/250 → Ideale per ritratti a mano libera, soggetti fermi o con piccoli movimenti (espressioni, mani, sguardi).
1/60 → Minimo accettabile se stai usando un obiettivo stabilizzato e il soggetto è immobile.
1/500 o più veloce → Perfetto se il soggetto si muove (salti, passi, capelli al vento) e vuoi congelare l’azione.
1/30 – 1/60 → Se lavori con luce ambiente molto bassa e il soggetto è perfettamente fermo. Usalo con treppiede per evitare il micromosso.
>1 secondo → Per effetti creativi: ad esempio far vedere un movimento intenzionale.
Consigli pratici:
Usa la regola del reciproco: se stai fotografando con un 85mm, non andare sotto 1/85 se il tuo obiettivo non è stabilizzato.
Se vuoi evitare il mosso a tutti i costi, stai sopra 1/125.
Per ritratti in controluce o con poca luce, potresti dover alzare gli ISO o aprire il diaframma per mantenere un tempo di scatto adeguato ed una giusta esposizione.
Se il soggetto ride, si muove, interagisce: usa 1/250 o 1/500 per cogliere l’istante giusto senza sfocature.
Il tempo di scatto nel ritratto è il tuo alleato per controllare la nitidezza, raccontare il movimento e lavorare con la luce disponibile.
Conoscere come usarlo ti permette di passare da “foto fatte a caso” a “ritratti costruiti con intenzione”.
Gli ISO rappresentano uno dei tre pilastri fondamentali del triangolo dell'esposizione in fotografia, insieme al tempo di scatto e all'apertura del diaframma. In parole semplici, l'ISO determina la sensibilità del sensore della fotocamera alla luce: un valore ISO più basso rende il sensore meno sensibile, mentre un valore più alto aumenta la sensibilità.
Nella fotografia di ritratto, la gestione dell'ISO è cruciale per ottenere immagini nitide e ben esposte, soprattutto in condizioni di luce variabile.
ISO 100-400: ideale per scatti all'aperto in condizioni di buona illuminazione. Questi valori garantiscono la massima qualità dell'immagine con il minimo rumore digitale.
ISO 800-1600: utili in ambienti interni o in situazioni di luce scarsa. Permettono di mantenere tempi di scatto sufficientemente rapidi per evitare il mosso, soprattutto quando si fotografa a mano libera.
ISO 3200 e oltre: da considerare solo quando le condizioni di luce sono molto difficili e non è possibile utilizzare un treppiede o una fonte di luce aggiuntiva. Tuttavia, è importante essere consapevoli che valori ISO molto alti possono introdurre un rumore significativo nell'immagine. Ad ogni modo in queste situazioni, anche lavorando al numero massimo di ISO possibile della macchina fotografica, se sovraesponiamo lo scatto (ovviamente RAW), prestando a non bruciare le informazioni (ovvero scattiamo una fotografia più luminosa della normale esposizione), quando andremo nel softaware di sviluppo Raw e riportiamo l'esposizione ai suoi normali valori abbassando l'esposizione. Otterremmo un file tranquillamente utilizzabile e con un rumore accennato.
La temperatura colore indica il "colore" della luce in una scena.
Si misura in Kelvin (K) e serve per capire se una luce è calda (giallo-arancio) o fredda (azzurro-blu).
🌅 Luce calda: 2000K – 4000K (alba, tramonto, lampade a incandescenza)
☀️ Luce neutra: 5000K – 5500K (luce del giorno, luce flash)
❄️ Luce fredda: 6000K – 7500K (cielo nuvoloso, ombra, luci LED bianche fredde)
A cosa serve nella fotografia di ritratto?
Quando scatti un ritratto, la temperatura della luce influenza completamente l’aspetto del colore della pelle e dell’immagine finale.
Se sbagli temperatura, i toni saranno spenti, verdastri, gialli o innaturali.
Esempio:
Una luce calda (tipo lampadina ad incandescenza) senza correzione farà la pelle troppo arancione o gialla
Una luce fredda (tipo il soggetto in esterno posto in zona di ombra) la farà sembrare azzurrina o grigia
Sulle fotocamere puoi scegliere la temperatura colore con la funzione White Balance (WB).
Ecco le icone più comuni e cosa significano:
Simbolo | Modalità | Temperatura stimata | Quando usarla |
---|---|---|---|
☀️ | Daylight (Luce solare) | ~5200K | All'aperto in pieno sole |
🌥️ | Cloudy (Nuvoloso) | ~6000K | All’aperto con cielo coperto |
⛅ | Shade (Ombra) | ~7000K | In ombra, per scaldare la foto |
💡 | Incandescent (Tungsteno) | ~3000K | In casa con lampade gialle |
🔆 | Fluorescent | ~4000K | Sotto luci al neon |
⚙️ K | Kelvin (Manuale) | 2500K – 10000K | Per chi vuole scegliere manualmente |
Automatica (AWB): va bene per iniziare, ma può sbagliare in luci miste o se i soggetti indossano abiti colorati o utilizzi delle gelatine per colorare la luce a scopo creativo, pertanto non la consiglio.
Preset (le icone sopra): meglio, scegli in base all’ambiente.
Kelvin (K): in questa impostazione devi selezionare tu il numero Kelvin. Ottimo se vuoi il controllo totale. Per una referenza dei numeri Kelvin in base alla situazione dai un occhio alla tabella sopra.
💡 Consiglio semplice per ritratti:
Se la foto è troppo gialla, scegli una modalità più fredda (come ad esempio in base a dove ti trovi, potrebbe andare bene "sole" o "ombra", oppure imposta manualmente un valore Kelvin più alto).
Se è troppo blu, vai su luce calda (come "sole" o "tungsteno" o abbassa i Kelvin).
Perché è importante nei ritratti?
Perché la pelle è un riferimento visivo chiaro: se è verde, arancione o blu… lo notiamo subito.
Una buona temperatura colore = una pelle naturale e luminosa.
In fotografia, la luce è tutto. È ciò che scolpisce il viso, disegna le ombre, crea atmosfera. Ma quando si è agli inizi, può sembrare un’entità misteriosa e sfuggente. Lo capisco bene: anche io, ai miei esordi ho passato mesi a chiedermi “come avranno illuminato questa foto?”. Poi, pian piano, ho imparato a leggere la luce. E quando lo fai, ti si apre un mondo.
Per iniziare, dimentica le impostazioni complicate e concentrati su dove arriva la luce. Una luce frontale schiaccia i volumi, una laterale li scolpisce. Una luce dall’alto disegna zigomi e mascella, una dal basso crea effetti drammatici. Anche una finestra è uno studio fotografico se impari a sfruttarla. Alle volte le cose semplici sono le migliori.
Posiziona il soggetto accanto a una finestra, mai con il sole diretto, ma con luce morbida e diffusa, magari da una tenda bianca dal tessuto sottile. Fai ruotare leggermente finché una metà del volto è più luminosa dell’altra: ecco che nasce la tridimensionalità.
Viceversa se posizioni il soggetto in modo che guardi la finestra e lasci un po' di spazio in modo da interporti tra finestra e soggetto, otterrai una luce piatta. Ottima per minimizzare eventuali problematiche o segni sulla pelle.
La qualità della luce si riferisce alla sua “morbidezza” o “durezza”. Una luce morbida (soft light) — come quella che entra da una finestra diffusa da una tenda bianca, o quella emessa da un softbox — avvolge delicatamente i lineamenti, minimizza le imperfezioni e restituisce ritratti dolci e naturali. Una luce dura, come quella di una lampada senza modificatore o del sole diretto, produce ombre nette e contrastate, più adatta a effetti drammatici o artistici.
Quando si parla di qualità della luce c'è una regola da tenere sempre impressa nella mente: Più grande è il punto luce in relazione al soggetto e più la luce sarà morbida e più è piccolo il punto luce in relazione al soggetto e più sarà dura.
📸 Esercizio utile: prendi una lampada da tavolo e illumina un volto da diverse angolazioni e distanze. Osserva come cambia la forma delle ombre e l’impatto sull’espressione del soggetto.
Ogni volto ha la sua storia e la sua struttura. L’obiettivo non è nasconderla, ma valorizzarla attraverso la luce. Le luci laterali o leggermente dall’alto come una Rembrant evidenziano gli zigomi, allungano i lineamenti e creano un effetto elegante.
Se ti trovi un soggetto con il naso corto, allora una luce paramount potrebbe essere un ottima scelta, in quanto l'ombra sotto il naso, darà l'illusione di un naso più lungo.
Le luci più morbide e avvolgenti addolciscono e restituiscono un’atmosfera più poetica.
Perfetto per beauty, ritratti femminili o immagini glamour. Si usa una luce principale frontale rispetto al soggetto leggermente più alta della fronte, che monta un softbox e un pannello riflettente bianco sotto in basso, rivolto verso il viso. Il risultato? Un volto uniforme, levigato, luminoso. Ideale per chi desidera un ritratto brillante e professionale, ma semplice da ottenere.
💡 Consiglio: se non hai un riflettore, usa un pannello di cartoncino bianco o anche un vassoio argentato da cucina! Ricorda solo che il bianco crea un riflesso più gentile e l'argento più intenso.
2. Rembrandt Lighting
Uno schema più pittorico e drammatico composto da un solo punto luce posizionato a 45° rispetto al soggetto e 45° in altezza rispetto al volto.
Il risultato è affascinante, sembra uscito da un dipinto: parte del volto è illuminato e parte in penombra. La caratteristica di questo schema luce è il triangolo di luce che si crea nella parte in ombra del soggetto, che si forma quando l'ombra del naso si incontra con l'ombra dello zigomo. Questo ti permetterà di capire che hai posizionato bene la tua luce!
Osserva le ombre, analizza le riviste, sperimenta davanti a uno specchio o con un manichino. All’inizio, la luce sembrerà un enigma. Poi, diventerà il tuo pennello preferito.
Tipologie di luce (Naturale vs artificiale continua o flash)
La luce naturale e l'artificiale continua sono perfette per iniziare. Perché quello che vedi è quello che ottieni in camera.
Mentre la luce flash ha bisogno di un po' più di pazienza per essere compresa, ma una volta che la si comprende a mio parere ci se ne innamora. Prova ad iniziare con una sola luce flash per iniziare, magari con un softbox, già questo ti permetterà di ottenere ottimi risultati
Una delle sfide più grandi nella fotografia di ritratto è capire come far posare il soggetto. Non sempre i nostri soggetti sono modelli e per questo può essere utile come valorizzare fisicità e volti normali. Se il tuo soggetto non sa dove mettere le mani, come inclinare il viso o dove guardare, lo scatto rischia di sembrare forzato, goffo o piatto. La buona notizia? Non esistono corpi sbagliati, solo pose sbagliate.
Il tuo compito, come fotografo, è quello di guidare, rassicurare e valorizzare. Il posing è come la direzione di un attore: con piccoli aggiustamenti puoi trasformare completamente l’impatto visivo ed emotivo di un’immagine. Ecco alcuni suggerimenti pratici, con esempi concreti, per adattarti a diverse tipologie fisiche e insicurezze comuni.
Problema comune: il viso può apparire più largo in foto, soprattutto con luce frontale.
Soluzione: chiedi al soggetto di ruotare leggermente il viso di circa 45° rispetto alla fotocamera e di abbassare leggermente il mento. Questo crea ombre laterali sottili che definiscono i contorni del volto e lo rendono più slanciato. La luce laterale aiuterà a scolpirne la forma e rendere l'illusione di un volto più slanciato.
Problema comune: inquadratura troppo frontale che accentua la larghezza delle stesse.
Soluzione: fai ruotare il corpo leggermente di lato, e porta una spalla leggermente più avanti dell’altra, mantenendo il volto girato verso l’obiettivo. Questo crea una linea diagonale nel corpo, rompe la simmetria e alleggerisce la struttura.
Problema comune: il corpo può apparire più largo se fotografato frontalmente o dall'alto o senza controllo sulla postura.
Soluzione: fai ruotare il tuo soggetto a 45° rispetto alla fotocamera, chiedi al soggetto di portare il peso sulla gamba posteriore, ruotare leggermente i fianchi e piegare il ginocchio della gamba a riposto leggermente verso l'interno. Dopo di chè fai inclinare il busto e le spalle leggermente in avanti vesto la macchina fotografica e il mento rivolto in avanti fallo spingere in avanti e poi verso il basso. La postura del soggetto dvrebbe essere come se avesse un filo che passa attraverso il corpo e la testa che lo allunga verso l'alto. Attraverso tutte queste istruzioni dovresti ottenere un effetto a “S” naturale e armonioso che valorizza la fisicità del soggetto. L’asimmetria aiuta a slanciare e snellire visivamente la figura.
Problema comune: mani pendenti, rigide o in posizioni innaturali.
Soluzione: mai lasciarle a caso. Suggerisci pose funzionali: una mano può andare sul fianco, una tra i capelli, sfiorare il volto o reggere un oggetto. Le mani trasmettono intenzione ed eleganza: devono essere morbide, leggermente piegate, con dita non rigide.
Soluzione: invita il soggetto ad allungare e non incassare le spalle, fagli spingere leggermente il viso in avanti (come se volesse avvicinarsi con la fronte), senza sollevare il mento. Questo piccolo gesto allunga visivamente il collo e definisce la linea della mandibola, rendendo il ritratto più elegante e slanciato.
Soluzione: fotografa leggermente dal basso verso l’alto per dare maestosità. Se fai sedere il soggetto e mantieni l’inquadratura all’altezza del petto o poco sotto, enfatizzando la verticalitùà e per allungare la linea delle gambe.
Soluzione: fai guardare leggermente sopra l’obiettivo, o utilizza un piccolo punto luce (luce catchlight) che illumini l’iride e doni vivacità allo sguardo. Evita di far abbassare il mento troppo, perché potrebbe chiudere gli occhi ulteriormente.
Soluzione: fallo muovere! Una delle tecniche più efficaci è chiedere piccole azioni: “Cammina verso di me e fermati”, “Ruota la spalla lentamente”, “Girati e poi guardami”. Il movimento sblocca la tensione, crea spontaneità e dona energia alla posa. E se ride? Meglio! Le espressioni naturali sono spesso le più potenti. Io di solito provo a mimare le pose, continuo a parlare e far divertire il soggetto per trovare una posa più naturale.
Non esiste una formula fissa per il posing. Ogni soggetto è unico. Osserva, ascolta, prova le pose tu per primo, mostrale con il corpo. Fallo con empatia e leggerezza. Il tuo compito non è solo estetico, è emotivo: far sentire ogni persona a proprio agio e farla percepire bella, vera, sicura.
Hai mai notato quanto le persone cambino quando si sentono osservate da una fotocamera? Le spalle si irrigidiscono, il sorriso diventa tirato, lo sguardo vaga in cerca di “normalità”. Fotografare una persona non è solo un atto tecnico: è un atto umano e psicologico. E la qualità del ritratto dipenderà non solo da luce, pose e fotocamera, ma soprattutto da come fai sentire il tuo soggetto.
Come fotografo, diventi uno specchio emotivo. Se sei nervoso, frettoloso o troppo tecnico, il soggetto lo percepisce. Se invece ti mostri rilassato, presente e curioso… anche lui si rilasserà. La connessione emotiva nasce nei primi minuti.
Cosa puoi fare?
Saluta con il sorriso, sempre.
Parla prima di scattare. Fai qualche domanda semplice e non invadente: “Hai già fatto ritratti prima?”, “Cosa ti piace di più di te nelle foto?”, “C’è un lato che preferisci?”. Mostra interesse sincero.
Spiega cosa farai: “Ti guiderò passo passo, non devi preoccuparti di nulla. Sarà divertente, promesso.”
Durante lo shooting, non rimanere in silenzio. Parla. Rassicura. Guida.
Esempi:
“Wow, questa luce su di te è fantastica, guarda che profilo elegante!”
“Questa posa ti slancia tantissimo, stai benissimo.”
“Aspetta… sì! Perfetto! Rimani così, sei super fotogenico/a!”
Questo tipo di feedback positivo è cruciale: agisce come un’ancora emotiva. Ogni volta che una persona si sente lodata, il suo corpo si rilassa, il volto si apre, il ritratto diventa vero. E la fiducia che ti sta dando cresce. Se vedi qualcosa che non ti piace, una posa, un'espressione, non dirlo! Fai una foto e poi fai cambiare posa al tuo soggetto. Questo è importante perché un feedback negativo potrebbe demolire lo stato d'animo del tuo soggetto facendolo sentire insicuro.
Ogni persona porta con sé un bagaglio di insicurezze, spesso invisibili. Il tuo set deve diventare un luogo sicuro e non giudicante.
Cosa puoi fare concretamente:
Metti una playlist rilassante o energica, in base alla persona.
Chiedi come si sente durante lo shooting, e se ha bisogno di una pausa.
Mostra qualche anteprima sul display della fotocamera: è rassicurante vedere che sta venendo bene.
Se qualcosa non funziona, non dare mai la colpa al soggetto. Dì: “Ok, proviamo da un’altra angolazione”, o “Facciamo una versione diversa, mi è venuta un’idea”.
Le risate genuine sono spesso le migliori espressioni da catturare. Se accade qualcosa di buffo, ridi con empatia, non con superiorità. Fai capire che il set è un luogo libero dall’ansia da prestazione. Ridi con loro, non di loro!
Mettere a proprio agio il soggetto è una delle abilità più importanti e sottovalutate in fotografia di ritratto. Nessuna macchina, lente o luce può compensare un volto rigido, un’espressione spenta o un corpo chiuso.
Vuoi foto autentiche? Allora scatta con gli occhi ma dirigi con il cuore. Perché ogni “Wow!” che dici, ogni “Stai benissimo così” che regali si riflette negli occhi di chi hai davanti. E il ritratto, finalmente, diventa un incontro.
Ora hai in mano le basi. Sai come usare la fotocamera, scegliere il giusto obiettivo, guidare il soggetto e creare connessione. Ma se davvero vuoi alzare il livello, se stai cercando di:
Utilizzare la luce con consapevolezza
Fotografare con professionalità
Iniziare a costruire un portfolio che parla di te
...non puoi fermarti qui.
Ti serve un metodo. Un linguaggio. Una guida vera.
Per questo ti invito a dare un occhio a Reverse Lighting, il videocorso base sulla luce per la fotografia: un sistema completo per imparare a leggere, capire, usare e dominare la luce nei ritratti.
Questo corso non è la solita teoria noiosa. Sì certo c'è anche della teoria, ma è anche un percorso immersivo, fatto di esempi pratici, comparazioni, schemi luce decodificati, set reali spiegati passo dopo passo. Imparerai a:
✅ Leggere e padroneggiare la luce, vedrai le differenze tra i vari modificatori e luci e come sfruttarli al meglio
✅ Capire ogni tipo di luce e usarla per scolpire i tuoi ritratti.
✅ Ricreare schemi professionali in casa o in studio.
✅ Sviluppare un occhio fotografico critico (quello che distingue i buoni dai grandi).
✅ Dare alle tue fotografie un’impronta pittorica, emozionale, editoriale.
È come passare dalla bicicletta alla moto: stessi principi, ma tutta un’altra potenza.
Se vuoi creare ritratti con consapevolezza, dove la luce non è un caso ma uno strumento nelle tue mani, Reverse Lighting è il corso giusto, al momento giusto.
E se stai leggendo questo proprio per la Festa della Mamma… quale occasione migliore per trasformare un semplice scatto in un ritratto che resterà nel cuore?
👉 Vai su www.imagery.academy e inizia ora con Reverse Lighting.
Fai un regalo a tua madre — e al tuo futuro da fotografo.
Perché la differenza tra una buona foto… e una fotografia che parla… è tutta nella luce.
E oggi, quella luce, puoi finalmente imparare a controllarla.
50% Complete
Iscriviti alla nostra newsletter per seguire la nostra formazione gratuita, le novità sui corsi che stiamo lanciando, aggiornamenti e curiosità dall'industria della fotografia.