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Cecil Beaton

Torniamo a parlare di grande storia della fotografia per entrare nel meraviglioso mondo patinato degli anni '30, attraverso le eleganti immagini di Cecil Beaton.

Le fotografie di Beaton rappresentano uno spaccato storico del periodo luminoso tra gli anni Venti e i Trenta, quel frangente temporale alla fine di una guerra mondiale e che ancora non prevedeva lo scoppio di quella successiva. I ruggenti anni Venti, con le sue mode, le su donne dai capelli corti che lentamente si emancipavano dal secolo precedente, nuove forme di espressioni artistiche e una generazione di giovani, belli e aristocratici, pieni di gioia di vivere e ansiosi di divertirsi, immortalati per sempre negli scatti di Beaton.

Cecil Beaton, nacque a Londra il 14 gennaio del 1904 in una famiglia di commercianti che, seppur benestanti, erano molto lontani dal mondo aristocratico a cui Cecil aspirerà per tutta la sua vita.

Il suo interesse per il mondo patinato dell'immagine si sviluppa praticamente poco dopo la sua nascita. Nella sua autobiografia si legge che all'età di tre anni, trovò delle cartoline dell'attrice Lily Elsie e ne rimane folgorato. Da quel momento comincia a scovare e collezionare immagini di attrici famose che condizioneranno il suo approccio visivo.

La sua prima avventura fotografica risale all'età di 11 anni, quando gli fu regalata la sua prima macchina, una kodak a soffietto, con la quale cominciò a sperimentare, utilizzando la madre e le sorelle come modelle cercando di mettere in pratica un'immagine ideale che nella sua mente prendeva connotati sempre più definiti. Utilizza rudimentali sistemi per riflettere la luce e impara le tecniche di sviluppo e stampa fotografica, una capacità creativa che si traduce in breve tempo anche nella costante ricerca di materiali per realizzare costumi originali ed eccentrici. Capacità, che vedremo tra poco, si tradurrà in una carriera di costumista che gli varrà ben due Oscar.

Finito il liceo, Cecil Beaton si iscrisse a Cambridge per studiare arte, storia ed architettura, senza mai abbandonare la sua passione per la fotografia e manifestando sempre più interesse verso il mondo di dive e divini attratto inesorabilmente da personaggi famosi, nobili, ricchi e attori, in una costante escalation attrattiva verso l'alta società da cui vuole essere accolto a tutti i costi.

Questa sua smania si traduce bene presto in un fallimento universitario e così, dopo aver lasciato Cambridge, viene costretto dal padre ad entrare nell'azienda di famiglia, ma ben presto si allontana anche da quella realtà per dedicarsi interamente alla fotografia alla scenografia e ai costumi. Ben presto lascia Londra alla volta della grande mela e poco dopo il suo arrivo, nel 1927, a soli 23 anni, Beaton viene assunto dalla rivista Vogue come disegnatore ma facendosi bene presto apprezzare anche come fotografo. Nel giro di pochissimo tempo la sua fama esplode e in questo periodo (prima dello scoppio della nuova guerra mondiale) ritrae la maggior parte delle icone Vip del suo tempo.

Bello, elegante, affascinante e ambiguo, Beaton, pur non essendo aristocratico, utilizzò il suo talento e la sua macchina fotografica come passepartout per entrare nel mondo della upper class che non gli apparteneva di nascita.

Sono proprio questi gli anni che hanno immortalato la maggior parte dei ritratti della Bright Young Things (nome che venne dato proprio alla generazione di giovani ricchi e aristocratici, generazione privilegiata ma precaria) che univa avanguardia, aristocrazia, artisti, esteti e scrittori che vivevano al ritmo della Jazz Age. Un mondo sospeso dove la fantasia e l'artificio rappresentavano un ardito rimprovero all'austerità della vita del dopoguerra.

Ben presto, però, con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, Beaton fu costretto a lasciarsi il mondo patinato del jet set alle spalle diventando il fotografo ufficiale del Ministero dell'Informazione Britannico per il quale svolse non poche missioni in giro per il mondo, rischiando più volte la vita. In questo frangente si troverà a testimoniare non solo incontri al vertice di capi di stato e soldati al fronte, ma diventa testimone e traduttore della sofferenza britannica durante la guerra. Si dice che la sua fotografia di Eileen Dunne, una bambina di tre anni, ritratta mentre stringe una bambola di pezza in ospedale dopo un bombardamento, abbia contribuito all'orientamento dell'opinione pubblica americana verso l'intervento nel conflitto bellico.

Alla fine degli anni Quaranta, dopo la fine della guerra, Beaton torna alla sua grande passione, ricominciando a testimoniare il mondo luccicante di Hollywood e dello star system internazionale. 

La sua grazia e il suo stile inconfondibile, lo resero uno dei fotografi ufficiali della corona Inglese dove immortalò più e più vole la giovane regina Elisabetta, fotografandola anche in occasione della nascita del primogenito, ritraendola come una madre più che una regina rendendola più accessibile e umana ai suoi sudditi.

Anche la sua passione per i costumi e le scenografie crescono di pari passo dopo la guerra, e la sua abilità viene premiata prima con l'Oscar del 1956 per il film Gigì e poi nel 1964 con quello per il film di My Fair Lady che celebrò l'abito di Audrey Hepburn come una vera e propria icona di moda.

Con l'arrivo degli anni '70 la carriera del grande fotografo cominciò una lenta e inesorabile discesa. Colto da un ictus nel 1974, rimase completamente paralizzato dal lato destro del corpo anche se continuò a lavorare cercando di riadattare le sue macchine in modo da poter usare la mano sinistra per disegnare e fotografare. Nel 1977, preoccupato per le sue finanze e per il suo stato di salute, decise di vendere la sua enorme collezione di fotografia presso la casa d'aste Sotheby's escludendo però, dall'enorme lotto, le foto della famiglia Reale.

Il suo ultimo lavoro è del 1979 quando per Vogue riuscì a fotografare le collezioni autunno inverno a Parigi. Si spense il 18 gennaio del 1980 a Reddish House, la storica villa acquistata nel 1948 e sepolto in una chiesa poco distante da quel luogo che per anni era stato un simbolo di gioventù e spensieratezza.

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