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Robert Mapplethorpe

Nelle foto sadomaso che ho fatto, immagini molto esasperate, la gente faceva delle cose vere, reali. Non c’era alcuna finzione teatrale. L’esperienza è più importante della foto in sé. Io non faccio foto, faccio parte dell’evento, in questo senso non mi considero un fotografo. La fotografia per me è uno strumento per fare un oggetto”. Robert Mapplethorpe

Scene sadomaso e omoerotiche, corpi scultorei tormentati che ricordano i Prigioni di Michelangelo che si alternano ad immagini di unica raffinatezza, in una estrema ricerca verso un'aspirazione alla forma classica e pittorica. Non un fotografo, ma un vero artista, un reporter e interprete del corpo umano, Robert Mapplethorpe è di sicuro il fotografo che più rappresenta la controcultura. Anzi Robert Mapplethorpe è la controcultura.

Terzo di sei figli di una famiglia della media borghesia americana di origine irlandese, Robert Mapplethorpe nasce il 4 novembre 1946 a Floral Park, un villaggio di Long Island, nello stato del New York.

L’ambiente cattolico in cui cresce gioca un ruolo fondamentale nella sua urgenza di fuoriuscire dagli schemi della società perbenista americana, sia nella vita sia nell’arte.

A soli 16 anni, nel 1963, è sorpreso mentre tenta di rubare da un negozio di Times Square un giornaletto pornografico gay che è troppo giovane per poter comperare. Parlando di quella esperienza spiegherà che ne era ossessionato: “Erano sigillati, il che li rendeva anche più sexy; perché non li potevi vedere. Pensavo che se avessi potuto in qualche modo renderli arte, se avessi potuto mantenere quella sensazione, avrei creato qualcosa di unicamente mio”.

Sono gli anni in cui si inscrive al Pratt Institute di Brooklyn, frequentato già dal padre ingegnere e fotoamatore seguendo gli studi per diventare pubblicitario. E sono anche gli anni in cui decide di far parte dell'associazione paramilitare National Honor Society of Pershing Rifles, ostentando atteggiamenti machisti, rifiutando così il proprio orientamento.

La necessità di scollarsi di dosso i rigidi schemi della società borghese a cui sentiva di non appartenere, lo spingono ben presto a rimanere coinvolto nelle rivolte studentesche nate nel periodi della contestazione contro la guerra in Vietnam e a far uso di diversi tipi di droghe da cui sarà dipendente fino agli ultimi giorni della sua vita.

Nella primavera del 1967, in pieno clima della Summer Love, incontra la donna che sarà la compagna e la sua musa per tutta la sua vita: Patti Smith che all'epoca era poco più che una ragazzina, arrivata a New York con la ferrea convinzione di diventare una poetessa.

I due si innamorano e decidono di convivere condividendo una stanza di un hotel, inizialmente in Hall Street e poi in quello che diventerà il tempio della controcultura newyorkese, il Chelsea Hotel.

Ma Patti Smith e Robert Mapplethorpe condividono molto più di una stanza in cui coabitare: insieme vivono la maggior parte delle esperienze artistiche di una New York in pieno subbuglio culturale.

In questi anni produce i suoi primi lavori rappresentati da opere di montaggio e di assemblaggio di figure ed oggetti ritrovati, in cui il suo interesse per la fotografia, suscitato anche dalla grande ammirazione per Andy Warhol, si manifesta con l'utilizzo di materiale fotografico di repertorio, immagini strappate di riviste e dai libri. Ma è solo quando inizia ad utilizzare delle immagini prodotte con una Polaroid che la sua carriera di fotografo comincia a delinearsi in una produzione di scatti che ancora non presentano quelle raffinatezze artistiche che poi contraddistingueranno i suoi lavori successivi.

Nel 1970 quando la relazione con Patti si trasforma in una tenera amicizia, Robert inizia la sua prima relazione omosessuale con un modello che lo presenterà al suo primo benefattore, il curatore della sezione fotografica del MOMA, Jhon McKendry, l'uomo che, secondo Patti Smith, accese una particolare scintilla nella mente di Mapplethorpe che ebbe la possibilità di sfogliare l'intera collezione fotografica del MOMA in gran parte mai esposta la pubblico.

Nel 1972 inizia una relazione con Sam Wagstaff, mentore e benefattore, e grazie a lui, riesce ad ottenere l'ingresso non solo negli ambienti delle buona società ma anche ad entrare in contatto con membri dell'underground S&M.

Nel 1973 la prima mostra personale, Polaroids, presso la Light Gallery di New York. Sempre nel 1973 Robert acquista una Graflex 4×5 pollici con dorso Polaroid. È sempre Sam Wagstaff che regala a Robert la prima Hasselblad, nel 1975. La nuova macchina permise a Mapplethorpe quel controllo della scena che stava cercando. È con questa straordinaria macchina che produce i suoi primi capolavori. Tra i primi in assoluto troviamo la serie X-Portfolio che rappresenta la summa della sua poetica al limite del feticismo erotico, che ha per protagonista modelli in situazioni sadomaso. A seguire arrivano i famosissimi ritratti di attori e celebrità dello show business e infine le nature morte floreali.

Non contento delle qualità formali ottenute con il medio formato e il sapiente uso della luce, Robert stampa le sue foto in grandi formati con tecniche costose come la stampa al platino, applicate poi in inserti che ne esaltano l’effetto decisamente lussuoso.

L'aperta natura erotica e omosessuale portò inevitabilmente ad uno scontro con gli ambienti più conservatori e religiosi, ma a fronte di chi ha additato le sue opere come pornografia travestita da arte, non si può non guardare alle sue opere e non vedere la continua e costante ricerca di una bellezza assoluta.

L'utilizzo del bianco e nero definisce i suoi soggetti come elementi che si inseriscono nello spazio circostante con una estrema naturalezza e l'utilizzo del corpo nudo maschile diventa una ricognizione sulla forma, sullo studio del corpo umano. Per quanto i nudi maschili siano i suoi soggetti più rappresentativi, sullo stesso piano ci sono i fiori che richiamano in qualche modo le opere di Georgia O'keefe, rappresentati in una versione delicata e al tempo stesso di profonda sensualità. Bellezza e sensualità diventano le due facce della stessa medaglia...diventano sinonimi e la ricerca dell'una implica l'altra e viceversa. Le sue opere trasmettono una classicità che lo avvicina alla grande arte rinascimentale, di sicuro alla plasticità di alcune opere michelangiolesche (non a caso una delle mostre più interessanti di Robert Mapplethorpe è stata allestita a Firenze nel 2009 alle Gallerie dell'Accademia, dove le sue opere sono stata affiancate alle sculture di Michelangelo).

Sotto questa ottica, anche le immagini più provocatorie, anche le stranezze e le trasgressioni vengono sublimate, forse anche trascese, perchè diventa chiaro che si apre una visione di grande semplicità: il senso della vita è la Forma. Tutto viene ricondotto a essa, perchè è la sola strada verso la bellezza.

L'artista, oggi celebrato come uno dei più importanti del XX secolo, muore a New York nel 1989 per complicazioni dovute all'infezione da virus HIV.

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