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Nitidezza, acutanza e messa a fuoco in fotografia

Quando parliamo di nitidezza subito facciamo mentalmente riferimento all'idea di un'immagine ben definita, con tutti i dettagli ben divisi e distinguibili. Tale elemento, ricercato spasmodicamente da chiunque si cimenti di fotografia, rappresenta uno strumento prezioso per enfatizzare le trame dei soggetti e i dettagli dei soggetti stessi all'interno di un'immagine.

Ma cos'è esattamente la nitidezza e da cosa è data? Iniziamo con il dire che tale elemento è prodotto dall'unione di due fattori principali: risoluzione e acutanza (termine un po' desueto che viene tradotto dall'inglese acutance). La risoluzione è la valutazione oggettiva del dettaglio, quindi della capacità della fotocamera di distinguere due punti vicini, espressa in coppie dipunti/pixel linee per millimetro oppure per unità di lunghezza, mentre l'acutanza è la valutazione della nitidezza di un'immagine quando c’è un cambio di livello di luminosità relativamente ad un bordo. In parole povere l'acutanza è la definizione dei bordi degli elementi ritratti in una foto e corrisponde a quello che in post produzione viene definito “sharpening”. Le immagini scannerizzate e le fotografie digitali spesso riducono l’acutanza di un'immagine e quindi solitamente ci troviamo a dover applicare il processo di Maschera di contrasto, (in inglese unsharp mask), che serve appunto per incrementare la nitidezza dei bordi riportandola il più possibile vicino ai suoi valori originali.

Per capire meglio questo concetto, possiamo fare riferimento ad un esempio che viene spesso citato e che rende molto bene l'idea del valore dell'acutanza.

Prendiamo una foto dove alcuni capelli biondi sono a contatto con la pelle chiara di una guancia: è abbastanza intuibile che la differenza cromatica tra i due elementi può essere molto “sottile”, quindi per quanto un obbiettivo sia di eccellente fattura, quindi in grado di catturare i più minimi dettagli e i singoli passaggi tonali, restituirà un'immagine che presenta dettagli non facilmente distinguibili ad una prima occhiata. Se invece di avere una modella bionda, ne avessi una mora, non avrei alcuna difficoltà a distinguere facilmente il capello nero sulla guancia.

Presumendo che le due immagini siano realizzate nelle medesime condizione di scatto, possiamo dire che sicuramente quello che le distingue non sarà certamente la nitidezza (in quanto gli scatti sono realizzati a parità di condizioni) tuttavia per l'occhio, che è sempre lo stesso, l’immagine con il capello nero appare più comprensibile, più facilmente apprezzabile, perché ciò che è cambiato è il contrasto tra il chiarore della pelle ed il nero del capello. In sostanza quindi ciò che apprezziamo più facilmente e che ci offre la maggiore sensazione di “nitidezza” in realtà è il contrasto tra due punti/elementi/soggetti, mentre la nitidezza vera esula dal valore di contrasto, un obiettivo nitido mi rende leggibili dei passaggi tonali minimi, dove il contrasto è praticamente nullo.

Fatta questa premessa, cerchiamo di capire il ruolo della risoluzione e dell'acutanza all'interno della nostra percezione di immagine nitida. Quando si parla di nitidezza, essa viene indicata tramite un'unità di misura che tradizionalmente viene definita dal numero di coppie di linee per millimetro (da cui l'abbreviazione lp/mm). In parole povere, rappresenta la capacità dell’occhio di discernere il numero di coppie di linee adeguatamente contrastate per ogni millimetro.

I produttori di obiettivi tendono a creare ottiche sempre più performanti, in grado di arrivare oltre le 100 lp/mm, ma tale dato va messo a confronto con le massime risoluzioni di stampa che non superano le 75 lp/mm e con la percezione dell'occhio umano che non supera le 6 lp/mm, in condizioni ottimali.

Facciamo velocemente due conti... 6 lp/mm significa 12 linee (dicevamo poco sopra che si parla di coppie di linee ad alto contrasto), una bianca e una nera alternate in ogni millimetro. Quindi in un pollice (2,54 cm ovvero 25,4 mm) ce ne sono 12 x 25,4= 306. Ecco perché si usa come riferimento il valore dei 300 punti per pollice (o linee per pollice) quando si parla di immagine stampata ad alta risoluzione, in quanto l'occhio umano non riuscirebbe a percepire più di questo valore.Dal momento in cui un'immagine viene catturata dalla nostra macchina fotografica al momento in cui essa verrà stampata, entrano in gioco molti fattori che possono influenzare la nitidezza (percepita o reale):

La risoluzione può infatti, essere influenzata da:

  • risoluzione dell'obiettivo;
  • sensore digitale della fotocamera;
  • apertura del diaframma utilizzato al momento dello scatto e di conseguenza la profondità di campo ottenuta;
  • macchina fotografica stessa o eventuale movimento del soggetto da fotografare;
  • post produzione;
  • risoluzione originale della stampante;
  • risoluzione della carta fotografica utilizzata per realizzare la stampa.

Uno degli elementi che sicuramente entra in gioco quando parliamo di nitidezza, è la corretta messa a fuoco.

Il fuoco altro non è che il punto in cui convergono i raggi di luce sul piano della pellicola o nel caso delle macchine digitali, sul sensore della fotocamera. La lente focalizza la luce riflessa dall'oggetto inquadrato in modo che essa converga sul sensore attraverso il “foro” creato dalle lamelle del diaframma (la cui dimensione è stata preventivamente definita dalla selezione degli stop) e per la durata dell'intervallo di tempo definita dalla velocità dell'otturatore.

Si definisce un'immagine a fuoco quando la luce è il più possibile convergente al piano focale restituendo un'immagine nitida, mentre se la luce non è convergente, l'immagine risulta alterata e non più a fuoco.

La quantità di dettagli a fuoco all'interno di un'immagine può dipendere da una serie di fattori:

  1. Profondità di campo (cioè la distanza tra l'oggetto più vicino e quello più lontano all'interno di una scena e la relativa nitidezza all'interno dell'immagine). Più è piccolo il numero di dettagli all'interno della nostra immagine e minore sarà la profondità di campo. Al contrario, più sarà alto il numero di elementi ben riconoscibili e dettagliati e maggiore sarà la profondità di campo. La definizione di tali parametri è normalmente definita dall'apertura del diaframma, più piccola è l'apertura di diaframma (e quindi più alto è il valore F), maggiore sarà la profondità di campo, viceversa, più grande è l'apertura del diaframma (quindi valori di F più bassi), minore sarà la la profondità di campo.
  2.  dalla tecnica di scatto: il micromosso dato da uno scatto a mano può ridurre la quantità di dettagli a fuoco;
  3. impostazioni appropriate per la velocità dell'otturatore: se l'oggetto che stai fotografando si sta muovendo, è necessario aumentare la velocità dell'otturatore e regolare rispettivamente l'apertura e ISO per essere certi di poter fotografare l'oggetto ed evitare la sfocatura del movimento.

Una cosa fondamentale da ricordare è che mentre la nitidezza di un soggetto correttamente a fuoco, può essere migliorata tramite le post produzione, purtroppo se il soggetto è sfocato, non esistono, al momento, sistemi in grado di dare nitidezza ad un'immagine fuori fuoco.

Finalità delle Immagini

Quando si post-produce un'immagine e si lavora sulla nitidezza con i vari strumenti digitali di cui siamo in possesso, va comunque sempre tenuto a mente che le immagini potranno essere usate per la visualizzazione a schermo o per la stampa:

Visualizzazione a schermo.

Al momento di caricare le foto all'interno di un determinato web site (che sia il proprio portfolio on-line o un sito di un cliente ecc) va sempre tenuto a mente quale sarà la dimensione finale delle immagini richieste dal sito stesso e modificarle e contrastarle nel software di postproduzione utilizzato piuttosto che lasciare agli algoritmi di compressione del sito di comprimere le immagini al posto vostro. Forse vi sarà capitato di caricare (a volte anche su piattaforme social) immagini di grandi dimensioni, pensando di vederle “più belle” per ottenere invece un risultato tutt'altro che soddisfacente.

Stampa

Importanti valutazioni da fare al momento in cui si decide di stampare il proprio lavoro è definire dove andrà stampata. Su quale tipo di carta verranno stampate le immagini (le foto appaiono più nitide su carta lucida anziché su opaca), quali saranno le dimensioni e la distanza di visualizzazione? Nella maggior parte dei casi, maggiore è la dimensione di stampa richiesta, maggiore sarà la distanza di visualizzazione (cartelloni e poster, ad esempio). L'alta risoluzione non è necessaria per le stampe di grandi dimensioni e le immagini saranno ancora abbastanza nitide da molto lontano.

 

Camera Chiara

 

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