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Ligthroom VS Lightroom Classic - parte 1

Quando si parla di post-produzione, o meglio, di programmi per la post-produzione, il primo nome che affiora, a chiunque abbia un po' di dimestichezza con l'argomento, sarà sicuramente quello di Photoshop. Ma per chi vuole destreggiarsi in maniera più professionale, nel mondo della fotografia digitale, sarà ben presto chiaro che oltre al noto software di fotoritocco, sarà necessario padroneggiare anche un altro potente strumento.

Come per la fotografia analogica, era necessario passare per la camera oscura per sviluppare la pellicola, oggi, per la fotografia digitale è necessario passare attraverso un'operazione simile che invece della pellicola, prevede l' “sviluppo” del file digitale.

Come abbiamo più e più volte sottolineato in precedenti articoli, una delle prime regole che si imparano, quando si vuole fare il salto di livello, è quello di scattare in formato RAW, cioè quel particolare formato contenente i dati grezzi di scatto, dati quindi, che non subiscono nessun tipo di elaborazione e che rappresentano la totalità delle informazioni catturate dal sensore della fotocamera.

Quindi, nonostante non abbiamo “fisicamente” un supporto da sviluppare (come lo era la pellicola), abbiamo comunque la necessità di intervenire su questo tipo di file per aprirlo.

Sappiamo che è possibile aprire un singolo file RAW tramite Photoshop con il plugin di Camera Raw, ma per ottimizzare l'intero flusso di lavoro, ecco che Adobe ha creato un potente alleato di Photoshop: Adobe Lightroom.

Lightroom, quindi si presenta come un software di conversione di file RAW, ma con tante, anzi, tantissime funzioni aggiuntive, in grado di aiutarvi a catalogare e successivamente ricercare le vostre foto senza dover impazzire tra dischi e cartelle, eseguire la post-produzione, stampare e condividere le immagini, il tutto all'interno di una sola piattaforma.

La nascita di questo software si deve all'esigenza, di molti fotografi, di dovere processare un gran numero di file raw in maniera veloce e affidabile e allo stesso tempo di poter archiviare e organizzare i file in modo efficace.

Una delle fondamentali differenze rispetto all'utilizzo di Camera Raw risiede proprio nella possibilità di elaborare molti file insieme usando la cosiddetta “sincronizzazione dei file” che consiste nell'applicare una determinata modifica su un intero gruppo di file appartenente alla medesima sessione. Può capitare infatti di ritrovarsi con un cospicuo numero di immagini scattate nel medesimo contesto, a cui è necessario un piccolo aggiustamento di esposizione o bilanciamento del bianco.

Altro elemento di fondamentale importanza è il carattere NON distruttivo dei vari interventi (oramai vi sarete stancati di sentirci parlare di editing non distruttivo) in quanto tutte le modifiche vengono salvate in un file a se stante con estensione .xmp (che altro non è che un file di testo) mantenendo inalterato il file originale. Questo sistema, dà la possibilità di creare diverse versioni della medesima foto, utilizzando delle copie virtuali senza dover necessariamente duplicare il file raw (che spesso ha dimensioni notevoli), permettendo quindi, non solo di risparmiare moltissimo spazio sul supporto prescelto all'archiviazione (i file .xmp sono solo file di testo quindi di piccola dimensione), ma anche di poter intervenire in qualsiasi momento sulle modifiche o addirittura cancellarle, in quanto il file originale non viene modificato.

Dalla prima uscita ufficiale del software, oramai più di dieci anni fa, Adobe si è adoperata per migliorare le successive versioni arricchendole di moduli, ed elementi per ottimizzare e migliorare sempre di più il lavoro dei fotografi per velocizzare il flusso di lavoro in seguito al servizio fotografico (oramai che il tempo è denaro lo avete capito...). Ecco quindi che oggi è possibile scegliere tra due versioni del programma: Lightroom e Lightroom Classic.

Con l'avvento sempre più massiccio di tablet e cellulari e la necessità, per molti fotografi di dover inviare immediatamente le immagini al cliente (immaginatevi, ad esempio, i fotografi sportivi che devono inviare le immagini in redazione in tempi record), si è reso necessario avere un a versione “più snella”, se ci consentite questo termine, proprio per venire incontro alle diverse necessità dei vari professionisti.

Infatti, la differenza principale dei due sistemi, sta proprio nel fatto che, mentre Lightroom Classic, è un'applicazione desktop a tutti gli effetti, completa di tutti gli strumenti per l'editing e l'archiviazione in loco dei file, Lightroom (conosciuto anche come Lightroom CC) è una versione basata su cloud, e per quanto possa essere usata nella versione desktop, è incentrata particolarmente su dispositivi mobili, con un 'app dedicata a smartphone e tablet. Quindi, in questo caso, il punto di forza del software è la portabilità e non la completezza, quest'ultima affidata prevalentemente a Lightroom Classic.

Tutto questo è facile da vedere subito a colpo d'occhio dall'interfaccia dei due sistemi.

 

Su Lightroom Classic, al momento dell'importazione delle immagini, queste vengono salvate su disco locale e a questo punto, attraverso il modulo sviluppo, comincia la fase di modifica del file. Tramite altri moduli presenti, è possibile accedere a molte altre funzioni, tra cui quella di stampa o quella della mappa che permette di tenere traccia della posizione delle foto.

Sul Lightroom invece, al momento del caricamento delle immagini, queste vengono immediatamente spostate sul cloud alla massima risoluzione e rese disponibili sui vari dispositivi che hanno l'applicazione installata. Tale sincronizzazione permette di effettuare le varie modifiche e vederle simultaneamente sulla medesima immagine sui vari dispositivi attraverso una sorte di esperienza di editing multi-dispositivo. L'interfaccia è stata semplificata al massimo con gli strumenti di organizzazione delle immagini a sinistra e quelli di modifica a destra. Questo ad esempio permette di effettuare delle modifiche generali su un dispositivo mobile per poi effettuare modifiche più avanzate sul proprio computer.

L'archiviazione sul cloud ha però qualche limitazione. Al momento Adobe mette a disposizione due piani, uno con 20 GB e uno con 1TB, con la possibilità di aggiungere altro spazio di archiviazione a un canone mensile non proprio leggero. E' facile capire che per fotografi professionisti con grandi volumi di immagini dal peso significativo, questo spazio rischia di essere limitante.

Altra limitazione significativa è che la versione cloud di Lightroom al momento non supporta l'utilizzo di plug-in di terza parti che sono compatibili solo con la versione Classic.

...siete curiosi di sapere altre differenze tra le due piattaforme? Allora non perdetevi il prossimo articolo!

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