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I principali errori in Photoshop, ecco come risolverli.

Imparare ad utilizzare Photoshop, può sembrare un'impresa titanica, soprattutto agli occhi di ritoccatori alle prime armi, poiché ci sono davvero decine di tecniche per ottenere lo stesso risultato. Inoltre, il fatto che molti utenti siano completamente autodidatti, complica ulteriormente la cosa, perché l'approccio all'utilizzo del software avviene senza un preciso metodo programmatico, spesso affidando la propria formazione a tutorial sulla rete con il rischio di acquisire delle abitudini “sbagliate”. Di seguito ecco alcuni degli errori più comuni e come correggerli.

 

Fare cambiamenti permanenti

Probabilmente sarà capitato a molti di trascorrere un tempo lunghissimo nel ritoccare una zona della propria foto, usando ad esempio il timbro clone, per poi rendersi conto di aver esagerato, modificando in maniera permanente una parte del soggetto, con l'impossibilità di tornare indietro, visto il numero enorme di passaggi effettuati. Questo è sicuramente uno degli errori più comuni (a volte anche per gli utenti più evoluti) e cioè di lavorare involontariamente in maniera distruttiva, vale a dire, non creare un'insieme di livelli con le varie regolazioni e aggiustamenti, ma lavorare sempre ed esclusivamente sullo stesso piano. Pertanto qualsiasi modifica dobbiate apportare all'immagine mediante il timbro clone o i pennelli correttivi, create sempre un nuovo livello vuoto (per evitare file finali troppo pesanti) e impostate il “campione” dello strumento su “Attuale e sotto” (consigliato), ma anche su “tutti” va bene. Per chi si è iscritto al video corso avanzato di Photoshop tenuto da Azzurra Piccardi, Photoshop Mastered, sa già le differenze e come è possibile applicare a proprio vantaggio e in maniera avanzata, tali opzioni.

Inoltre l'uso dei livelli di regolazione non solo è raccomandato, ma diciamo quasi indispensabile, quando si lavora sulle correzioni cromatiche, in quanto, tramite la sovrapposizione dei livelli, è possibile miscelare, disattivare o modificare gli effetti, agendo anche sull'opacità e il riempimento. Utilizzare i livelli permetterà di lavorare in maniera non distruttiva, dando la possibilità, in caso di errore, di annullare, o meglio, nascondere, facilmente una parte del lavoro senza doverlo ripetere. L'obiettivo dovrebbe sempre essere quello di avere la possibilità di poter rivedere, e eventualmente correggere, il proprio lavoro di post-produzione per ottenere un risultato ottimale.

Non usare lo zoom in  modo corretto

Quando si ritocca la pelle (soprattutto nel caso di foto di moda o beauty), o in generale, quando si lavora in aree ad alta densità di dettagli della foto, si cede alla naturale tentazione di ingrandire eccessivamente l'immagine per andare ad intervenire in maniera quasi maniacale su dettagli piccolissimi, immaginando che lavorare al 100% di ingrandimento, garantirà un ritocco impeccabile.

In realtà, lavorare ad alti valori di ingrandimento è controproducente, perché quegli elementi molto piccoli che, così ingranditi sembrano errori madornali da eliminare assolutamente, potrebbero ridimensionarsi in maniera incredibile se riportate l'immagine ad un fattore di ingrandimento adeguato. Ogni pochi minuti di lavoro, prendete l'abitudine di rimpicciolire la zona su cui state lavorando per evitare di sprecare un sacco di tempo lavorando su dettagli che passeranno inosservati se visti alla dimensione finale prevista per il vostro lavoro.

Non etichettare i livelli o utilizzare i gruppi

Ora che avete deciso di utilizzare più livelli per ritoccare in maniera appropriata la vostra immagine, vi renderete conto che è facile accumularne un numero notevole. Cominciando con i dettagli di pulizia, la clonazione di zone più o meno vaste, il dodge and burn e la correzione colore, sarà facile veder aumentare il numero dei livelli in maniera quasi esponenziale. Si può quindi facilmente immaginare che, se  venisse richiesto di intervenire su un particolare dell'immagine da noi ritoccato (ad esempio, modificare la clonazione di un dettaglio intorno alle labbra o gli occhi del nostro soggetto) il rischio è quello di dover dare la caccia al livello incriminato, in mezzo magari ad altre decine. E' fondamentale, quindi, etichettare sempre i livelli creati, organizzandoli in gruppi in modo da avere sempre sotto controllo gli interventi eseguiti durante la post-produzione.

 Non usare le maschere di livello

Uno degli errori più comuni dei principianti è quello di non utilizzare correttamente le maschere di livello. Tale tecnica, non sempre facilissima da comprendere soprattutto quando si è alle prime armi con questo potente strumento, è fondamentale, proprio nell'ottica a cui accennavamo prima, di intervenire sull'immagine in maniera non distruttiva, permettendoci di agire in qualsiasi momento, ripristinando una condizione pregressa. Facciamo un esempio pratico. Se dobbiamo eliminare lo sfondo isolando l'oggetto, possiamo non rimuovere in maniera definitiva le varie parti, in modo da poterle recuperare successivamente se necessario. In questo caso, quindi, dopo aver selezionato la zona di interesse con lo strumento appropriato (lazo, lazo magnetico, selezione rapida ecc.) si può procedere creando una maschera di livello, coprendo o mostrando solo gli elementi che ci interessano, consapevoli del fatto che non abbiamo cancellato nulla in maniera permanente.

 

Dodge and burn su un unico livello

Nonostante la suddivisione in livelli legata alle varie fasi di lavorazione sulla nostra immagine, capita piuttosto spesso che dopo aver appreso tecniche più complesse, come il dodge and burn, che richiede di intervenire sulle zone di luce e quelle di ombra, tali passaggi vengano applicati sul medesimo livello. Come in molti altri casi, le modalità di applicazione di tale tecnica, possono essere molteplici, ma indipendentemente dalla tecnica usata, il rischio di utilizzare un solo livello è che andando a modificare i chiari e gli scuri, i mezzitoni tendono a confondersi con le zone limitrofe e  il rischio è quello di non riuscire a creare un passaggio tonale morbido tra le zone di luce e quelle di ombra.

La soluzione è creare due livelli separati: uno per il dodge e uno per il burn, in modo da poter intervenire sulle parti che si intendono schiarire e quelle da scurire, indipendentemente l'una dall'altra, mantenendo inalterati i passaggi di luce intermedi.

Non usare le scorciatoie

Può sembrare quasi un'assurdità, ma non si ha una chiara percezione del tempo che si può risparmiare durante una lavorazione di post-produzione, utilizzando correttamente le scorciatoie da tastiera. Un numero incredibile di funzioni, possono essere abbinate ad una semplice combinazione di tasti che, se in un primo momento sembreranno un po' ostiche da apprendere, ben presto diverranno parte di una sorta di memoria muscolare, facendo risparmiare davvero tantissimo tempo, specialmente quando si tratta di dover ripetere più e più volte la medesima azione.

Una volta apprese le scorciatoie standard, sarà possibile crearne di proprie attraverso il menu MODIFICA > SCELTE RAPIDE DA TASTIERA

 Non salvare correttamente il proprio lavoro

Come per tutte le lavorazioni a computer, siano essi testi, immagini, musica o video, la parola chiave è: SALVARE, SALVARE... e ancora SALVARE.

Basta uno sbalzo di tensione, un malfunzionamento, un crash di sistema e il lavoro che stiamo con fatica realizzando può svanire in un attimo. Purtroppo non si può fare affidamento sulle funzioni automatiche di salvataggio di photoshop. perché spesso creano problemi generando crash o non svolgono propriamente il loro lavoro rovinando completamente i file (almeno ad oggi marzo 2019, ci auguriamo però che gli ingegneri di PS affinino e perfezionino questo prezioso strumento in futuro) e bisogna prendere SEMPRE come buona abitudine la pratica di salvare costantemente i propri file, soprattutto se si sta portando avanti un lavoro lungo e magari un po' noioso. Salvare costantemente e correttamente i file su cui si lavora, significa, lavorare più velocemente e rimanere nei tempi per la consegna di qualsiasi produzione.

 

E' importante anche ricordarsi di salvare i file nel giusto formato: salvare sempre il file in formato PSD per file minori di 2GB o PSB per file maggiori di 2GB (con i livelli aperti), anche una volta che riterrete finito il lavoro. In quanto, in qualsiasi momento può esservi richiesto di applicare un'ulteriore elaborazione, o modificare una parte della foto post prodotta. L'immagine salvata con i livelli aperti, vi permetterà di elaborare in poco tempo la richiesta del vostro committente, permettendovi di tornare indietro nella post produzione attraverso gli step non distruttivi e individuare facilmente la correzione da applicare. In caso contrario (se cioè il file fosse convertito in unico livello)  l'operazione potrebbe non essere possibile. E sareste costretti a ricominciare tutto da capo.

 

Questi sono solo alcuni degli errori più diffusi in cui ci siamo imbattuti, ma che voi siate o meno “caduti” in queste trappole, il nostro consiglio è sempre quello di riflettere sul proprio flusso di lavoro e trovare costantemente nuove aree di miglioramento mantenendosi sempre aggiornati sulle nuove tecniche e le nuove funzionalità di questo potentissimo strumento.

 

Chiara Camera

 

 

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